giovedì 30 maggio 2013

Natura e Cultura sui Sentieri dei Briganti



“Natura e cultura sui sentieri dei briganti nel 
Parco Nazionale del Pollino” II Edizione



L’Associazione “I ragazzi di San Lorenzo Bellizzi”, ripercorrendo i sentieri del Parco nazionale del Pollino percorsi dai briganti fra il 1860 e il 1865, non vuole mettere in discussione l’unità e l’esistenza dello Stato nazionale, ma piuttosto continuare una riflessione sul modo in cui quell’unità si è realizzata e sulle conseguenze che ne sono risultate e ne risultano per l’economia e la società del sud del nostro Paese.


Programma dell’iniziativa:

·    lunedì 12 agosto ore 15 ritrovo dei partecipanti a San Lorenzo Bellizzi, Rione Sgrotto, Piazza Aldo Moro. Transfert in pullman al Santuario della Madonna del Pollino, nel territorio di San Severino Lucano. Cena libera e pernottamento in rifugio o tenda.
·     Martedì 13 agosto: ore 6 colazione, ore 7 partenza del gruppo, guidato da Antonio Larocca, verso la prima tappa, alla Falconara.
·    Mercoledì 14 agosto: dopo la prima colazione, ore 6, il gruppo proseguirà verso la seconda tappa, la Maddalena, attraverso la Scala di Barile.
·    Giovedì 15 agosto: ore 6 prima colazione, ore 7 partenza verso la destinazione finale, nei pressi del villaggio calabro-albanese di Civita, da dove i partecipanti saranno trasferiti in pullman a San Lorenzo Bellizzi. Cena, musica, pernottamento in tenda.
·    Venerdì 16 agosto: in mattinata, escursioni e iniziative varie. Nel pomeriggio e in serata, animazioni e dibattito in piazza sul plebiscito per l’unione dell’ex Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia.

Durante ognuna delle tre tappe saranno effettuate soste lungo il percorso e sarà consumato un pranzo al sacco. L’arrivo è previsto nel tardo pomeriggio. La sera, montate le tende, ci sarà la cena, un dibattito, la musica

Modalità di partecipazione
Per la partecipazione all’iniziativa l’associazione organizzatrice richiede 150 euro, che comprendono la guida lungo i sentieri del Parco, tre colazioni, tre pranzi al sacco, tre cene, i trasferimenti in pullman, l’organizzazione dei bivacchi, il trasporto delle vettovaglie, delle tende, delle persone impossibilitate a partecipare alla marcia ma interessate al resto del programma, degli strumenti, la preparazione dei pasti, la musica, le escursioni. La data limite per iscriversi è il 5 agosto 2013. Ogni partecipante dovrà essere munito di normale abbigliamento trekking e di materiale per il pernottamento. Chi non dispone di tenda usufruirà di quelle fornite dall’associazione. Saranno accettate e confermate le prime 50 iscrizioni che, unitamente ad un anticipo di 50 euro, dovranno pervenire all’Associazione “I ragazzi di San Lorenzo Bellizzi” tramite bonifico (codice IBAN IT16 J076 0116 2000 0000 5054 950) o sul CC n°5054950 intestato all’Associazione “I ragazzi di San Lorenzo Bellizzi”, Via Adua n°51 – 87070 SAN LORENZO BELLIZZI (COSENZA) specificando la causale “Partecipazione a Natura e cultura. Tre giorni sui sentieri dei briganti nel Parco Nazionale del Pollino. II Edizione” entro e non oltre il 5 agosto 2013. Ricevuta dell’avvenuto versamento dovrà essere inviata via e.mail a iragazzidisanlorenzobellizzi@gmail.com. L’iniziativa sarà segnalata sul sito dell’Associazione www.iragazzidisanlorenzobellizzi.org e su Facebook.  Per ogni ulteriore informazione, rivolgersi a Enzo Agrelli, tel. cell. 3453429896 TIM, oppure 3936728827 VODAPHONE. 

                                                                                   Il presidente dell’associazione
                                                                                 “I ragazzi di San Lorenzo Bellizzi”

mercoledì 29 maggio 2013

Pensieri Dell'anima, riflessioni e di tutto quello che mi passa per la mente


LA MIA STANZA VIRTUALE


Ho creato questo blog che rappresenta  la mia stanza virtuale, per raccontare le mie sensazioni tramite alcune foto di viaggi in diversi paesi del mondo.  Voglio anche RI emozionarmi ripercorrendo con voi le varie tappe del mio peregrinare.
Se vorrete viaggerete con me, attraverso le mie emozioni trascritte su questo blog, lasciate che la vostra fantasia dispieghi le sue ali e vi faccia assaporare il gusto di posti lontani, genti differenti, odori e colori intensi…e vi spinga a volare attraverso questo nostro bellissimo pianeta, per scoprire le bellezze del mondo.


Il MIO SOGNO DI VIAGGIARE
Vorrei partire senza conoscere la meta, con la consapevolezza che la strada che percorrerò mi porterà lontano. Abbandonare le certezze e la stabilità accumulata nel corso di una vita. Con  la consapevolezza d‘inseguire comunque un sogno e scoprire, giorno dopo giorno, che la strada percorsa e la meta tanto ambita non c’è differenza.  Arrivare in un albergo di Manila o in una semplice Pousada di San Juan de Sur non fa molta differenza quando la stanza che mi ospita è solo il rifugio di una o due notte. Le strade polverose e assolate delle campagne aride del Mexico in una affannosa rincorsa alla modernità o le inquinate vie trafficate di Bankonk, Hồ Chí Minh, dei semplici sentieri che percorrerò ogni giorno in quotidianità che mi consente di mettermi in discussione, apprendere, vivere. Incrociare lo sguardo d’impenetrabili occhi a mandorla, ascoltare suoni di lingue misteriose, abbracciare filosofie dalle radici antichissime, gustare pietanze dai sapori strani ma stimolanti! Farò sicuramente i conti con la nostalgia, con la lontananza e la consapevolezza che questa strada ne stà escludendo un’altra. Sicuramente lascerò tracce sparse qua e la, frammenti spesso sconclusionati di una vita da viaggiatore che mi sono cucito addosso, pensieri, riflessioni, parole che forse nessuno potrà capire ma che sono la mia essenza il mio modo di gridare al mondo che forse vale la pena vivere fino in fondo la strada che stiamo percorrendo. Inutile affannarsi a cercare altrove la felicità. La felicità forse è accanto a noi, basta saperla riconoscere e questo non sempre avviene
E se “ ogni viaggio ha valore quando si parte e il cuore è pieno di ricordi gli occhi sono lucidi al dover salutare chi si lascia” è tornare a casa che dona significato profondo al vagabondare..



VIAGGIARE


cosa vuol dire Viaggiare! non nel senso letterario naturalmente, ma cosa mi porta a partire per un paese che non conosco, quali sono le motivazioni reali, perché? Mi sono sempre chiesto queste domande e le risposte che mi sono date sono queste:

Prima di tutto perché mi fa stare bene e questo accade già in aereo al ritorno da un viaggio appena concluso, già stò pensando al prossimo. Sento in modo profondo   la necessità di vedere altri orizzonti e varcare i confini del paese in cui mi trovo. È più forte di me ed è forse nella natura dell’uomo questa curiosità e questa voglia di cambiare, infatti l’uomo già dalla sua apparizione non è mai stato fermo in posto ma ha  sempre viaggiato  è stato sempre in continuo movimento. Sento la voglia irrefrenabile di  cambiare aria, sentire una nuova lingua, valuta, abitudini della gente, mezzi di trasporto, cibo. Conoscere, Esplorare e vedere con i propri occhi cosa succede anche in altre città e luoghi del mondo. La cosa che più mi piace quando arrivo in una città che non conosco è camminare per le strade senza una meta ben precisa, per scoprire gli angoli più nascosti, osservare le case le finestre, tutto ciò che attira la mia curiosità. Poi amo anche quei mercatini che fanno nelle strade nelle piazze per poi  perdersi in un mare di colori, odori e profumi.
Ma da dove nasce questa mia passione o malattia per i viaggi? Cosa mi spinge a prendere un aereo e andare dall’altra parte del mondo e girovagare con qualsiasi mezzo disponibile, spesso in condizioni disagiate, pur di trovarmi in un altra città o nazione? Credo che la motivazione principale sia il mio desiderio di conoscere scoprire cose nuove e poi forse anche  sfuggire alla routine che deriva dal fatto di vivere sempre nello stesso posto. Viaggiare mi ha aiutato a superare i miei limiti, a vincere le mie paure ma essenzialmente aprirmi al mondo e agli altri in modo diverso e raggiungere degli  obbiettivi che mi ero prefissato nonostante la paura iniziale, questa ci deve sempre essere, per aiutarti ad essere prudente quando ci si trova  in situazioni avvolte pericolose. Felicità, paura, eccitazione, nostalgia; sono tutte emozioni che fanno parte di un viaggio. Le persone che incontriamo che conosciamo, le storie che si creano gli scambi di idee e pensieri di abitudini diverse, le piccole cose che ogni giorno impariamo in viaggio hanno un valore diverso a migliaia di chilometri di distanza da quel luogo che chiamiamo casa.  Viaggiare esalta la creatività non importa quale sia la reale motivazione che ci spinge a viaggiare. Partendo ci si espone a nuove idee, nuove culture, lingue differenti e tanti altri nuovi stimoli che danno la possibilità di confrontare vecchie idee e trovare nuove soluzioni. Viaggiare aiuta a risolvere problemi. Come quando sia arriva a una stazione dei bus  o una stazione ferroviaria o in aeroporto  o semplicemente  il centro di una città, dove parlano un altra lingua, il viaggio ci costringe a pensare in maniera differente, ed essere consapevoli del proprio ambiente circostante,  aiuta a risolvere problemi lungo la strada che il  viaggio inevitabilmente ti espone a nuove e improvvise situazioni. È incredibile come si rimane legati a tutte le persone che si conoscono in viaggio, anche se con loro abbiamo condiviso solo poche giorni oppure solo un’ora come mi è successo durante un viaggio in Costarica dove sotto una pensilina di una fermata del bus, su una strada polverosa e con un sole cocente, l’amicizia nata con un vecchietto con delle stampelle fai da te, la sua voce, la sua gentilezza, i suoi racconti, ancora oggi a distanza di anni, il ricordo è vivo come se fosse stato ieri.   Per ultimo il fatto che loro sono li con noi in quel preciso momento, le rende per sempre  nostri compagni di viaggio. 

lunedì 27 maggio 2013

ARGENTINA 2012



VIAGGIO IN ARGENTINA ANNO 2012



Eccomi a parlare di questo paese così vicino a noi e alla nostra cultura. Quello che mi ha dato e quello che mi è rimasto di questo viaggio in Argentina è qualcosa di prezioso, anche se difficile da definire.
Buenos Aires, la metropoli dove vivono più di dieci milioni di persone. Una città viva frenetica, romantica , sensuale come i tangheros che si esibiscono nel vie  nei quartieri più in. Una città che ti affascina ma che ti fa anche paura, che ti fa sentire a casa ma nello stesso tempo lontano. I suoi vilai le sue avenide; i palazzi ora liberty ora ultramoderni oppure case cadente. Buenos Aires ti resta dentro e difficile da dimenticala. Per me l'Argentina è come se fosse la mia seconda patria, molti legami ho con questo meraviglioso paese.




Buenos Aires 

Già il suo nome suona di qualcosa di magico, perché al solo pronunciarla, si accendono nella mente ricordi incrociati di pampas, gauchos, Simon Bolivar, tango, Ande ed Evita Peron... L’Argentina è per superficie l’ottavo Paese del mondo, solo un poco più piccolo dell’India. 

Buenos Aires è una metropoli sorprendente. Non ti abitui mai. Cambia faccia, pelle, odore, ad ogni boulevard, ad ogni via, ad ogni cuadra, come vengono chiamati gli isolati, perfettamente quadrati, in cui sono divisi i grandi quartieri della città.
Buenos Aires è una città fatale: cattura il cuore e non lo restituisce più. La sua bellezza è segreta, ma non inaccessibile; conquista dopo qualche giorno, quando si comincia a sentire il calore dei suoi abitanti, quando avverti la sua forza giovane, la sua cultura, il suo ballo.
Non è sfacciatamente bella come alcune grandi città europee; il suo fascino emerge a poco a poco.
La prima impressione può addirittura sgomentare, perché può mostrarsi quasi volutamente brutta, goffa e caotica. Poi, però, ti fa suo per sempre; ti entra nelle vene; ti vuole con sé e tu vorresti legarti a lei per sempre.
La città di Buenos Aires merita sicuramente una visita di alcuni giorni. Chi ha voglia se la può girare a piedi. Quando si è stanchi o stufi è sufficiente fermare un taxi. Ce ne sono una quantità impressionante (oltre 40.000 nella sola area di B.A) ed a prezzi modesti.
Una sosta vale la pena farla al quartiere San Telmo con la Plaza Dorrego e l’affascinante Cafè Dorrego, con un’atmosfera molto poetica e sensuale. Quartiere da visitare anche è La Boca. La sua via detta Caminito è molto fotografata e piena di turisti.
Visitare Buenos Aires mi ha reso molto più che felic!e ho ritrovato dopo tanti anni mio cugino e la sua bellissima famiglia.


Casa Rosada 

Cascate di Ignazù



LE GRANDI ACQUE SELVAGGE DI  IGUAZÙ
ERANO DEGLI INDIOS GUARANÌ,
ORA SONO DELL'UMANITÀ

Lasciamo Buenos Aires  di buon mattino e con un volo delle Aerolineas Argentinas. Dopo circa un’ora e mezza  atterriamo a Puerto Ignazù. Con l’aiuto di un taxista riusciamo a trovare una camera senza pretese ma comoda per la sua centralità.
Purto Ignazù è una città di frontiera dell’Argentina, poco distante dai confini con il Brasile e il Paraguay, nei pressi della confluenza del fiume Iguazù nel Paranà . Iguazù in lingua guaranì vuol dire grande acque . Puerto Iguazù appartiene alla provincia di Missiones e dista dalle cascate 18 km.
"India, bell'amalgama di dea e di pantera
  madonna senza vesti che abita il Guairà
  selvatica romanza ha curvato i tuoi fianchi
  copiando una svolta del blu Paranà"

Queste sono le parole di una canzone dell'estremo nord-est argentino, e la sua musica, suono incantevole di arpe, imita le onde serene del fiume che scorre.  Zona lussureggiante, subtropicale, ma soprattutto regno di una dolce immensa armonia in gran parte selvaggia, è qui  il Parco Nazionale di Iguazù con le sue più che famose cascate, è il sovrano incontrastato. Queste meraviglie della natura ti lasciano a bocca aperta e ti fanno molto riflettere e pensare che il paradiso deve essere così.
Era questo l'habitat dei guaranì, i meno guerrieri degli indios d'America, anche se lottarono per le loro terre, ma di cui i gesuiti scoprirono la loro docilità, il loro carattere mite, la grande predisposizione per la musica, come musicale era la loro lingua, e che furono capaci di diventare al tempo delle missioni la popolazione più alfabetizzata dell'America del Sud.


Cascate di Ignazù

La storia inizia nel 1537 quando per la prima volta gli spagnoli risalgono il Paranà ed il fiume Paraguay, fondano la città di Asunciòn, attuale capitale della Repubblica del Paraguay, ed incontrano gli indios guaranì, ospitali e amichevoli, che sperano di trovare negli spagnoli degli alleati per combattere gli Incas da cui erano attaccati.

Quasi cinquant'anni dopo, nel 1586, la Spagna affida ai missionari il "confine con la foresta vergine lungo i fiumi Paranà, Maranon, e l'alto Orinoco" con potere politico proveniente direttamente dalla Spagna e religioso affidato ai padri gesuiti.

Da questo momento in poi fioriscono più di 260 missioni, che si stabiliscono in un territorio di circa 300.000 km2, divise in 30 paesini abitati da 5000 indios, siti in una zona che attualmente forma parte dell'Argentina, dal Brasile e del Paraguay e che alcuni denominarono "Repùblica de Guaranì", in cui gli indios rinunciarono alla vita nomade.



San Ignacio Minì

L'evangelizzazione, ma non solo, fu lo scopo principale della creazione di questi centri, chiamati dai missionari spagnoli "reducciones".

Nelle missioni la vita era organizzata con regole stabilite dalla corona spagnola adattate alle abitudini degli indios e variavano a seconda delle missioni, sempre sotto il governo insindacabile dei gesuiti.

La struttura architettonica era copia fedele di quella spagnola: una piazza centrale, in genere quadrata, in cui ai lati c'erano la chiesa con il claustro, le aule, la sala da pranzo, la cucina, i laboratori artigianali ed i depositi. Negli altri, il cimitero, la residenza dei missionari, il "cabildo"(edificio pubblico che faceva le veci di municipio) e le case degli indios.
L'architettura aveva chiari riferimenti barocchi così come la pittura. Sculture di legno policrome e tele dipinte ad olio decoravano le chiese all'interno, mentre all'esterno rilievi intagliati in pietra, alcuni magnificamente eseguiti da artigiani guaranì, rappresentavano temi religiosi o la flora e/o la fauna della regione.
Gli indios furono evangelizzati, civilizzati nelle loro abitudini. Diventarono contadini, operai, artigiani.
Dovettero combattere gli attacchi alle missioni da parte dei cacciatori di schiavi, ragione per cui nel 1643 la corona spagnola autorizzò a formare piccoli eserciti per difendersi.
Ma il potere dei gesuiti cominciò a creare invidie e diffidenze, e nel 1730 iniziò il declino delle missioni.


San Ignacio Minì

Le sue cause: epidemie, assalti dei nemici ("comuneros") sfiducia della corona.

Nel 1767 Carlo III dichiara l'abolizione delle missioni e gli indios vengono schiavizzati.

Nei giorni nostri, il percorso delle "Misiones" è considerato il primo prodotto turistico del MERCOSUR e dall'UNESCO "Patrimonio Culturale dell'Umanità".
Fatte queste premesse, el rovine gesuitiche sono una grande attrazione.
San Ignacio Minì, la più importante "reducciòn" sita in Argentina, La Candelaria, Santa Ana, Loreto, Santa Marìa sono importanti testimonianze storiche.

Le rovine di San Ignacio Minì consentono di apprezzare quasi esattamente il tracciato urbano. Fondata nel 1610, vent'anni dopo dovette spostarsi nel luogo dove oggi si trova a causa delle scorribande dei "bandeirantes" (schiavisti portoghesi) in un esodo di 1.200 km. attraverso la foresta vergine. La sua popolazione raggiunse il numero di 120.000 indios e di 100 religiosi. Ancor oggi i visitatori possono osservare le sue mura, alcune di 10 m. d'altezza, le scalinate, le gallerie e partecipare così allo spirito di quella civiltà vissuta in mezzo alla foresta. A Santa Ana, una delle missioni più belle, ha lavorato l'Alrchitetto Brasanelli.
A Loreto, a 10 km. da Santa Ana ed a 12 da San Ignacio, distrutta nel 1870 durante la guerra fra paesi confinanti, funzionò la prima tipografia dell'America del Sud dove furono stampati i migliori libri dell'epoca e ci fu un'importante biblioteca.
La missione di Santa Maria è rinomata per la sua splendida chiesa ed il suo carcere con sette celle separate da pareti di 60 cm. di spessore.
Tra il 1722 ed il 1724 in questa missione furono stampati i libri "L'Arte della lingua guaranì" e le "Spiegazioni del Catechismo" dell'indio Nicolàs Yapuguay. Queste opere, con quelle stampate a Loreto, sono state i primi libri editi nell'attuale territorio argentino.


Questo è un aspetto storico della provincia argentina di Misiones, ma ci sarebbe tanto da vedere, da vivere, da raccontare, purtroppo il tempo non ci permette d’approfondire la storia di questi luoghi e della popolazione Guaranì……

Mentre quel che è rimasto delle missioni narra al visitatore un po' del suo vissuto, chissà quanto nasconde di storie di lotte, di esperienze, di abitudini, di amori, di quel che fu.
Ai giorni nostri, quando arriva la notte, con un moderno e suggestivo gioco di luci e suoni le missioni sembrano mostrare sulle loro pareti com'è decaduta questa cultura.



Egoismo e stupidità dell'essere umano? Io dico un po di tutto.




Cordoba


CORDOBA:

A 700 km da Buenos Aires, Cordoba si contende con poche altre città il ruolo di co-protagonista nella nazione dopo Bs As: la sfida è soprattutto con Rosario. Ai piedi de las Serras Chicas, Cordoba è grande ma piacevole da girare a piedi, il centro è attraversato da negozi, banche e alcuni monumenti ed edifici molto importanti. Tra questi il Blocco gesuita e las estancias, dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Si tratta di una ex missione gesuita costruita in città all’interno della quale si trova l’Università di Cordoba – una delle più antiche e prestigiose del Sudamerica – la scuola secondaria, una chiesa e alcuni edifici residenziali. Cordoba però non è solo centro e quartieri periferici: appena fuori dalla città c’è infatti un mondo fantastico fatto di sport estremi, storia, divertimenti e leggende. Ancora fuori da Cordoba a un'oretta di bus c'è una piccola cittadina Alta Gracia Il motivo princiapale per noi a visitare ad Alta Gracia,, è la casa museo dove ha vissuto per qualche anno da piccolo Ernesto Guevara de la Serna detto Che, guerrigliero che è ormai leggenda per la rivoluzione cubana. Per pochi pesos si può entrare nella casa e vedere dove Ernesto Che Guevara ha mosso i primi passi, vedere dei documenti storici molto interessanti e delle foto. Oltre che una visita a un eroe romantico dei nostri giorni un momento di testimonianza storica di una delle figure che più ha influenzato e influenza tutt’oggi l’America Latina intera e non solo.


Cordoba

Cordoba



Casa del Cheguevara

Alta Gracia - La casa del Cheguevara 



Rosario

ROSARIO

Rosario si trova in Argentina, a circa 350 chilometri da Buenos Aires, a sud di Santa Fè ed ad est di Mendoza, non molto distante dall’Oceano Atlantico. Lambito dal fiume Paranà, gode di una temperatura mitigata, influenzata dal mare. Come per le altre città argentine, anche Rosario si caratterizza per le stagioni australi, trovandosi l’Argentina in quella parte del globo, detta appunto emisfero australe. L’estate, non eccessivamente calda inizia a gennaio e termina a marzo, l’inverno, d’altra parte, abbastanza rigido nella zona più ad est dove ci sono le montagne, va da luglio a settembre. Rosario è una città industriale, deputata per lo più alla lavorazione degli idrocarburi e ai semilavorati in ferro. Terza città dell’Argentina, presenta un esteso centro urbano, nel cui centro storico restano tracce del suo passato coloniale.

Importante centro amministrativo della provincia, la città di Rosario è altresì il capoluogo dell' omonimo dipartimento, convivono in città tre classi sociali; quella più elevata di quadri e funzionari, seguita dai dipendenti delle molte industrie cittadine, per proseguire con agricoltori, e abitanti dediti alla pastorizia che risiedono nelle zone periferiche e collinari; una meravigliosa zona che bacia la Patagonia concentrata di pascoli e fattorie.

Rosario -  monumento alla Bandiera



Alberti - a casa con Ariel

ALBERTI:

Che dire di Alberti? qui ho lasciato il cuore, qui ho conosciuto gente meravigliosa, Qui ho ritrovate in parte le mie origini, le radici. Ho ritrovata persone che ancora hanno negli occhi la loro terra e nel cuore i ricordi, le sofferenze. Ora la gioia di vivere in una terra meravigliosa che li ha accolti e li ha fatto vivere, oggi è la loro patria ma non dimenticano le loro radici. Radici di cui sono orgogliosi! conservando gelosamente e portando avanti quelle tradizioni che forse noi abbiamo in parte dimenticato. 


Alberti Sarai sempre nei nostri cuori



Alberti - 








MALDIVE

UN PARADISO IN TERRA DI NOME MALDIVE FORSE MEGLIO DIRE TRA PARADISO E INFERNO Video