lunedì 27 maggio 2013

ARGENTINA 2012



VIAGGIO IN ARGENTINA ANNO 2012



Eccomi a parlare di questo paese così vicino a noi e alla nostra cultura. Quello che mi ha dato e quello che mi è rimasto di questo viaggio in Argentina è qualcosa di prezioso, anche se difficile da definire.
Buenos Aires, la metropoli dove vivono più di dieci milioni di persone. Una città viva frenetica, romantica , sensuale come i tangheros che si esibiscono nel vie  nei quartieri più in. Una città che ti affascina ma che ti fa anche paura, che ti fa sentire a casa ma nello stesso tempo lontano. I suoi vilai le sue avenide; i palazzi ora liberty ora ultramoderni oppure case cadente. Buenos Aires ti resta dentro e difficile da dimenticala. Per me l'Argentina è come se fosse la mia seconda patria, molti legami ho con questo meraviglioso paese.




Buenos Aires 

Già il suo nome suona di qualcosa di magico, perché al solo pronunciarla, si accendono nella mente ricordi incrociati di pampas, gauchos, Simon Bolivar, tango, Ande ed Evita Peron... L’Argentina è per superficie l’ottavo Paese del mondo, solo un poco più piccolo dell’India. 

Buenos Aires è una metropoli sorprendente. Non ti abitui mai. Cambia faccia, pelle, odore, ad ogni boulevard, ad ogni via, ad ogni cuadra, come vengono chiamati gli isolati, perfettamente quadrati, in cui sono divisi i grandi quartieri della città.
Buenos Aires è una città fatale: cattura il cuore e non lo restituisce più. La sua bellezza è segreta, ma non inaccessibile; conquista dopo qualche giorno, quando si comincia a sentire il calore dei suoi abitanti, quando avverti la sua forza giovane, la sua cultura, il suo ballo.
Non è sfacciatamente bella come alcune grandi città europee; il suo fascino emerge a poco a poco.
La prima impressione può addirittura sgomentare, perché può mostrarsi quasi volutamente brutta, goffa e caotica. Poi, però, ti fa suo per sempre; ti entra nelle vene; ti vuole con sé e tu vorresti legarti a lei per sempre.
La città di Buenos Aires merita sicuramente una visita di alcuni giorni. Chi ha voglia se la può girare a piedi. Quando si è stanchi o stufi è sufficiente fermare un taxi. Ce ne sono una quantità impressionante (oltre 40.000 nella sola area di B.A) ed a prezzi modesti.
Una sosta vale la pena farla al quartiere San Telmo con la Plaza Dorrego e l’affascinante Cafè Dorrego, con un’atmosfera molto poetica e sensuale. Quartiere da visitare anche è La Boca. La sua via detta Caminito è molto fotografata e piena di turisti.
Visitare Buenos Aires mi ha reso molto più che felic!e ho ritrovato dopo tanti anni mio cugino e la sua bellissima famiglia.


Casa Rosada 

Cascate di Ignazù



LE GRANDI ACQUE SELVAGGE DI  IGUAZÙ
ERANO DEGLI INDIOS GUARANÌ,
ORA SONO DELL'UMANITÀ

Lasciamo Buenos Aires  di buon mattino e con un volo delle Aerolineas Argentinas. Dopo circa un’ora e mezza  atterriamo a Puerto Ignazù. Con l’aiuto di un taxista riusciamo a trovare una camera senza pretese ma comoda per la sua centralità.
Purto Ignazù è una città di frontiera dell’Argentina, poco distante dai confini con il Brasile e il Paraguay, nei pressi della confluenza del fiume Iguazù nel Paranà . Iguazù in lingua guaranì vuol dire grande acque . Puerto Iguazù appartiene alla provincia di Missiones e dista dalle cascate 18 km.
"India, bell'amalgama di dea e di pantera
  madonna senza vesti che abita il Guairà
  selvatica romanza ha curvato i tuoi fianchi
  copiando una svolta del blu Paranà"

Queste sono le parole di una canzone dell'estremo nord-est argentino, e la sua musica, suono incantevole di arpe, imita le onde serene del fiume che scorre.  Zona lussureggiante, subtropicale, ma soprattutto regno di una dolce immensa armonia in gran parte selvaggia, è qui  il Parco Nazionale di Iguazù con le sue più che famose cascate, è il sovrano incontrastato. Queste meraviglie della natura ti lasciano a bocca aperta e ti fanno molto riflettere e pensare che il paradiso deve essere così.
Era questo l'habitat dei guaranì, i meno guerrieri degli indios d'America, anche se lottarono per le loro terre, ma di cui i gesuiti scoprirono la loro docilità, il loro carattere mite, la grande predisposizione per la musica, come musicale era la loro lingua, e che furono capaci di diventare al tempo delle missioni la popolazione più alfabetizzata dell'America del Sud.


Cascate di Ignazù

La storia inizia nel 1537 quando per la prima volta gli spagnoli risalgono il Paranà ed il fiume Paraguay, fondano la città di Asunciòn, attuale capitale della Repubblica del Paraguay, ed incontrano gli indios guaranì, ospitali e amichevoli, che sperano di trovare negli spagnoli degli alleati per combattere gli Incas da cui erano attaccati.

Quasi cinquant'anni dopo, nel 1586, la Spagna affida ai missionari il "confine con la foresta vergine lungo i fiumi Paranà, Maranon, e l'alto Orinoco" con potere politico proveniente direttamente dalla Spagna e religioso affidato ai padri gesuiti.

Da questo momento in poi fioriscono più di 260 missioni, che si stabiliscono in un territorio di circa 300.000 km2, divise in 30 paesini abitati da 5000 indios, siti in una zona che attualmente forma parte dell'Argentina, dal Brasile e del Paraguay e che alcuni denominarono "Repùblica de Guaranì", in cui gli indios rinunciarono alla vita nomade.



San Ignacio Minì

L'evangelizzazione, ma non solo, fu lo scopo principale della creazione di questi centri, chiamati dai missionari spagnoli "reducciones".

Nelle missioni la vita era organizzata con regole stabilite dalla corona spagnola adattate alle abitudini degli indios e variavano a seconda delle missioni, sempre sotto il governo insindacabile dei gesuiti.

La struttura architettonica era copia fedele di quella spagnola: una piazza centrale, in genere quadrata, in cui ai lati c'erano la chiesa con il claustro, le aule, la sala da pranzo, la cucina, i laboratori artigianali ed i depositi. Negli altri, il cimitero, la residenza dei missionari, il "cabildo"(edificio pubblico che faceva le veci di municipio) e le case degli indios.
L'architettura aveva chiari riferimenti barocchi così come la pittura. Sculture di legno policrome e tele dipinte ad olio decoravano le chiese all'interno, mentre all'esterno rilievi intagliati in pietra, alcuni magnificamente eseguiti da artigiani guaranì, rappresentavano temi religiosi o la flora e/o la fauna della regione.
Gli indios furono evangelizzati, civilizzati nelle loro abitudini. Diventarono contadini, operai, artigiani.
Dovettero combattere gli attacchi alle missioni da parte dei cacciatori di schiavi, ragione per cui nel 1643 la corona spagnola autorizzò a formare piccoli eserciti per difendersi.
Ma il potere dei gesuiti cominciò a creare invidie e diffidenze, e nel 1730 iniziò il declino delle missioni.


San Ignacio Minì

Le sue cause: epidemie, assalti dei nemici ("comuneros") sfiducia della corona.

Nel 1767 Carlo III dichiara l'abolizione delle missioni e gli indios vengono schiavizzati.

Nei giorni nostri, il percorso delle "Misiones" è considerato il primo prodotto turistico del MERCOSUR e dall'UNESCO "Patrimonio Culturale dell'Umanità".
Fatte queste premesse, el rovine gesuitiche sono una grande attrazione.
San Ignacio Minì, la più importante "reducciòn" sita in Argentina, La Candelaria, Santa Ana, Loreto, Santa Marìa sono importanti testimonianze storiche.

Le rovine di San Ignacio Minì consentono di apprezzare quasi esattamente il tracciato urbano. Fondata nel 1610, vent'anni dopo dovette spostarsi nel luogo dove oggi si trova a causa delle scorribande dei "bandeirantes" (schiavisti portoghesi) in un esodo di 1.200 km. attraverso la foresta vergine. La sua popolazione raggiunse il numero di 120.000 indios e di 100 religiosi. Ancor oggi i visitatori possono osservare le sue mura, alcune di 10 m. d'altezza, le scalinate, le gallerie e partecipare così allo spirito di quella civiltà vissuta in mezzo alla foresta. A Santa Ana, una delle missioni più belle, ha lavorato l'Alrchitetto Brasanelli.
A Loreto, a 10 km. da Santa Ana ed a 12 da San Ignacio, distrutta nel 1870 durante la guerra fra paesi confinanti, funzionò la prima tipografia dell'America del Sud dove furono stampati i migliori libri dell'epoca e ci fu un'importante biblioteca.
La missione di Santa Maria è rinomata per la sua splendida chiesa ed il suo carcere con sette celle separate da pareti di 60 cm. di spessore.
Tra il 1722 ed il 1724 in questa missione furono stampati i libri "L'Arte della lingua guaranì" e le "Spiegazioni del Catechismo" dell'indio Nicolàs Yapuguay. Queste opere, con quelle stampate a Loreto, sono state i primi libri editi nell'attuale territorio argentino.


Questo è un aspetto storico della provincia argentina di Misiones, ma ci sarebbe tanto da vedere, da vivere, da raccontare, purtroppo il tempo non ci permette d’approfondire la storia di questi luoghi e della popolazione Guaranì……

Mentre quel che è rimasto delle missioni narra al visitatore un po' del suo vissuto, chissà quanto nasconde di storie di lotte, di esperienze, di abitudini, di amori, di quel che fu.
Ai giorni nostri, quando arriva la notte, con un moderno e suggestivo gioco di luci e suoni le missioni sembrano mostrare sulle loro pareti com'è decaduta questa cultura.



Egoismo e stupidità dell'essere umano? Io dico un po di tutto.




Cordoba


CORDOBA:

A 700 km da Buenos Aires, Cordoba si contende con poche altre città il ruolo di co-protagonista nella nazione dopo Bs As: la sfida è soprattutto con Rosario. Ai piedi de las Serras Chicas, Cordoba è grande ma piacevole da girare a piedi, il centro è attraversato da negozi, banche e alcuni monumenti ed edifici molto importanti. Tra questi il Blocco gesuita e las estancias, dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Si tratta di una ex missione gesuita costruita in città all’interno della quale si trova l’Università di Cordoba – una delle più antiche e prestigiose del Sudamerica – la scuola secondaria, una chiesa e alcuni edifici residenziali. Cordoba però non è solo centro e quartieri periferici: appena fuori dalla città c’è infatti un mondo fantastico fatto di sport estremi, storia, divertimenti e leggende. Ancora fuori da Cordoba a un'oretta di bus c'è una piccola cittadina Alta Gracia Il motivo princiapale per noi a visitare ad Alta Gracia,, è la casa museo dove ha vissuto per qualche anno da piccolo Ernesto Guevara de la Serna detto Che, guerrigliero che è ormai leggenda per la rivoluzione cubana. Per pochi pesos si può entrare nella casa e vedere dove Ernesto Che Guevara ha mosso i primi passi, vedere dei documenti storici molto interessanti e delle foto. Oltre che una visita a un eroe romantico dei nostri giorni un momento di testimonianza storica di una delle figure che più ha influenzato e influenza tutt’oggi l’America Latina intera e non solo.


Cordoba

Cordoba



Casa del Cheguevara

Alta Gracia - La casa del Cheguevara 



Rosario

ROSARIO

Rosario si trova in Argentina, a circa 350 chilometri da Buenos Aires, a sud di Santa Fè ed ad est di Mendoza, non molto distante dall’Oceano Atlantico. Lambito dal fiume Paranà, gode di una temperatura mitigata, influenzata dal mare. Come per le altre città argentine, anche Rosario si caratterizza per le stagioni australi, trovandosi l’Argentina in quella parte del globo, detta appunto emisfero australe. L’estate, non eccessivamente calda inizia a gennaio e termina a marzo, l’inverno, d’altra parte, abbastanza rigido nella zona più ad est dove ci sono le montagne, va da luglio a settembre. Rosario è una città industriale, deputata per lo più alla lavorazione degli idrocarburi e ai semilavorati in ferro. Terza città dell’Argentina, presenta un esteso centro urbano, nel cui centro storico restano tracce del suo passato coloniale.

Importante centro amministrativo della provincia, la città di Rosario è altresì il capoluogo dell' omonimo dipartimento, convivono in città tre classi sociali; quella più elevata di quadri e funzionari, seguita dai dipendenti delle molte industrie cittadine, per proseguire con agricoltori, e abitanti dediti alla pastorizia che risiedono nelle zone periferiche e collinari; una meravigliosa zona che bacia la Patagonia concentrata di pascoli e fattorie.

Rosario -  monumento alla Bandiera



Alberti - a casa con Ariel

ALBERTI:

Che dire di Alberti? qui ho lasciato il cuore, qui ho conosciuto gente meravigliosa, Qui ho ritrovate in parte le mie origini, le radici. Ho ritrovata persone che ancora hanno negli occhi la loro terra e nel cuore i ricordi, le sofferenze. Ora la gioia di vivere in una terra meravigliosa che li ha accolti e li ha fatto vivere, oggi è la loro patria ma non dimenticano le loro radici. Radici di cui sono orgogliosi! conservando gelosamente e portando avanti quelle tradizioni che forse noi abbiamo in parte dimenticato. 


Alberti Sarai sempre nei nostri cuori



Alberti - 








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