martedì 10 novembre 2020

CALABRIA DA SCOPRIRE

 CALABRIA DA SCOPRIRE  
-San Lorenzo Bellizzi - Antiche usanze -
"Non ci passi ma ci devi andare"






Il SarsCov-2 che ha colpito il mondo intero ci da la possibilità di scoprire ancora di più regioni e paesi della nostra Italia: Quelli parti d'Italia che ancora oggi nascondono angoli selvaggi e meravigliosi. Quello di cui voglio parlarvi è un piccolo borgo dell'alto Ionio Cosentino che è un patrimonio di natura, cultura e tradizioni, incorniciato da un paesaggio altamente suggestivo. Per me non è una scoperta perchè è il mio paese ma ogni volta che ritorno riesco a vederlo in un modo diverso.
Una terra accogliente e ospitale, meta ideale di un turismo sostenibile e responsabile. Questo piccolo mondo è San Lorenzo Bellizzi, al confine con la Basilicata , nel cuore del Parco Nazionale del Pollino. Il più grande d'Europa, dal 2015 entrato di diritto nella rete Globale dei Geoparchi Unesco, con accesso a una suggestiva riserva naturale di 1600 ettari: quella delle gole del Raganello e di sua maestà il Pino Loricato.

La presenza di due spettacolari Timpe: quella di San Lorenzo e quella di Cassano, un contesto naturalistico di straordinaria biodiversibilità, floristica e faunistica e, da poco anche una delle più antiche sedi di stazionamento umano in Calabria... Un luogo magico, con i suoi vicoli stretti che si intrecciano a formare labirinti in un saliscendi continuo e dal sapore antico, dove si può respirare ancora il prezioso dono della lentezza. Il tempo qui sembra essersi fermato: un luogo fatto di pietra locale e di storia. Amministrato sapientemente in modo invidiabile da un giovane sindaco, Antonio Cersosimo, che ha fatto e fa di tutto per far sopravvivere questo magico luogo. Da questo piccolo borgo si può partire per scoprire altri luoghi incontaminati e selvaggi, mondi nascosti, riserve di 
pace e di bellezza.





- Casolari abbandonati -

I
n contrasto a tutto ciò ti senti sconvolto nell'osservare distese di terra abbandonate, cancellate da frane, slavine e muretti a secco, infiniti e assolati, lasciati a sgretolarsi, sotto gli occhi di tutti e il silenzio di tanti. Questo silenzio che da ossigeno all'anima, ai pensieri ed ai ricordi atavici, che ti fa chiudere gli occhi e rivedere le tante persone che una volta popolavano questi luoghi. I casolari che adesso vediamo diroccati e abbandonati una volta erano piena di vita, di rumori e di persone che anche nella povertà cantava durante la mietitura, la vendemmia o raccolta delle olive. Parlo di luoghi aspri che davano poco ma che chi è andato via non ha mai dimenticato. 
In questo angolo di mondo non ci passi per caso ma ci devi andare. La strada finisce qui. Solo da poco tempo si è costruita una strada che collega San Lorenzo Bellizzi a Terranova Del Pollino in Basilicata. 
Qui a San Lorenzo ancora oggi resistono antiche tradizioni che difficilmente si possono vedere in altri luoghi d'Italia come ad esempio l'uccisione del maiale. Questo continua ad essere un vero e proprio rito, una festa e un' occasione  di socializzazione a cui partecipa l'intera famiglia, i parenti , i compari. Gl amici e spesso anche i vicini di casa , invitati per consumare 
il pranzo e aiutare nella preparazione dei salumi. 

Capisco che oggi l'uccisione del maiale è un argomento un po particolare, per alcuni addirittura crudele. La mia non vuole essere una critica ad alcuna forma di pensiero, ad alcuna idea in merito. Si sa, i fatti di cronaca, l'eccessivo abuso di carne, le condizioni pietose a cui sono sottoposti gli animali, spesso sottomessi e spogliati dalla propria dignità, e le contemporanee prassi (incivili e disumane) di allevamento intensivo suscitano e devono sucitare nella coscienza di chiunque la naturale repulsione e condanna a queste pratiche. Ma questa è un'altra storia. La vera storia dell'uccisione del maiale nella sua pratica e dinamica tradizionale è una storia molto seria, ne consegue  che va presa sul serio. A valore di questa prospettiva voglio precisare che qui a San Lorenzo Bellizzi i maiali sono ancora allevati in modo domestico con cura e con amore (anche se questa parola può sembrare strana) esclusivamente per uso personale e non finalizzato alla mera ottica del profitto.

In ogni modo il maiale, è stato per secoli la dispensa di molte famiglie. Una garanzia di grasso e proteine. Infatti, fino a pochi decenni fa, la dieta delle famiglie contadine era principalmente vegetariana, e non per scelta. La carne era consumata esclusivamente durante le ricorrenze e i giorni di festa, e non sempre.

Per fare un breve salto nel passato, le famiglie che avevano la possibilità di comprare un maialino, acquistato in genere nelle fiere, lo allevava nutrendolo con i propri avanzi, ma anche castagne, ghiande, crusca, bucce di cocomero e altro ancora. Al momento della sua uccisone, in genere tra i mesi di Dicembre, gennaio e febbraio che coincidevano con il periodo più freddo dell'anno e assieme alla piena maturazione dell'animale che di solito supera il quintale di peso. L'uccisione del maiale, avviene come sempre e da sempre la mattina presto, subito dopo l'alba. dopo averlo sgozzato e dissanguato , (il sangue si raccoglie per poi farci il sanguinaccio) tenendolo disteso in genere su una panca, si procede con grossi coltelli alla raschiatura delle setole ammorbidite con acqua bollente. Dopodiché si praticano precisi tagli sulle zampe posteriori per infilare tra i tendini dei moschettoni di acciaio che permettono di agganciare e appendere il maiale per iniziare la lavorazione. Di seguito si inizia l'apertura del maiale a partire dall'inguine per ripulirlo degli intestini e dagli organi che saranno adagiati in grossi bacili. Intando le donne puliscono e sciacquano gli intestini che si utilizzeranno il giorno dopo per fare le salsicce e le soppressate. Infine l'animale completamente svuotato dalle anteriore  è sezionato in due parti per mezzo di un'accetta e una mazza.
Ho definito l'uccisione del maiale come un antico rito, una festa, anche se cruenta. Una festa che dura qualche giorno: a quello dell'uccisione del maiale seguono quelli utili per la preparazione degli insaccati:
Questa è una pratica che si ripete da un'epoca molto remata. Da allora fino ai giorni nostri, a San Lorenzo Bellizzi hanno mantenuto la pratica  di allevare e fare il maiale. Questo per assicurarsi una provvista di carne, buona e genuina, per tutto l'anno.
Per fortuna ancora oggi c'è chi ama e desidera sapere cosa mangiare. E lo fa con gesti sapienti, con passione, delicatezza, cura dei dettagli e partecipazione che solo la tradizione sa conservare e trasmettere, come per l'uccisone del maiale appunto.
Quindi se veramente volete scoprire angoli ancora integri sia nella natura che nelle tradizione non vi resta che ANDARE A SAN LORENZO BELLIZZI. PERCHE' NON CI PASSERETE MAI PER CASO, MA CI DOVETE ANDARE. 


















mercoledì 19 febbraio 2020

PANAMA - On The Road


PANAMA'


Eccoci a parlare di questo nostro viaggio a Panama. Se chiedi a qualsiasi persona di Panama , tutti o quasi l’associano  esclusivamente al Canale di Panama. Non è così, Panama pur se  estranea al turismo di massa, nasconde in se una natura straordinaria e continua a regalare la sensazione, a chi lo visita, di aver scovato  un tesoro nascosto che il resto del mondo deve ancora scoprire.Con i suoi altopiani ricoperti di foreste nebulari, le vaste aree di giungla popolate da una ricca fauna selvatica, una città autenticamente cosmopolita come capitale e due litorali orlati di spiagge incantevoli e magnifiche scogliere coralline, il Panamà offre davvero  molto di più  del suo, seppur celeberrimo canale.

In tanti ci chiedevano dove saremmo andati  questa volta in viaggio, la prima cosa che ci dicevano era “Panama??!! ma che ci andate a fare a Panama!???” cosa c’è a Panamà!??? In effetti era una meta che non avevo mai preso in considerazione, se non per completare la visita dell’unico stato non ancora visitato dell’America Latina.
Naturalmente non si poteva non visitare quello per cui Panama viene di più ricordata! Il Canale. Una grandiosa ‘scorciatoia’ che collega l’Atlantico al Pacifico, è una struttura spettacolare: le enormi navi che trasportano container passando attraverso le chiuse sono affascinanti quanto gli animali delle specie più diverse che le osservano dalla giungla. I due centri visitatori hanno piattaforme di osservazione e musei che illustrano la costruzione e l’ampliamento del Canale. È anche possibile partecipare a piacevoli uscite in barca o kayak o prenotare un ‘partial transit’ per attraversare le chiuse. Il nostro viaggio i si è concentrato essenzialmente sulla costa del Pacifico e alcune isole come Coiba (un vero paradiso) e l'Arcipelago delle Perle .  Prima tappa del nostro viaggio è stata Playa Blanca conosciuto come villaggio di


 Forallòn provincia di Rio.  Fino a una decina d'anni fa Farallón era un semplice villaggio di pescatori situato accanto alle rovine della base militare panamense distrutta durante l'invasione americana per destituire Noriega. La febbre dei resort, però, ha fatto di Playa Blanca una delle località balneari più in voga di tutto il Panamà

Personalmente a noi non è piaciuto molto. infatti ci siamo fermati giusto un giorno per poi proseguire verso Sanata Catalina. Durante il nostro viaggio fummo fermati da un poliziotto in moto.  Ci fece una multa per eccesso di velocità (come ha fatto a stabilirlo solo lui lo sa) Inizia cosi una lunga discussione che ci fece capire che pagando 20 dollari tutto si sarebbe risolto con una stretta di mano,  cosi  facemmo ciò che era necessario: pagammo la bustarella al poliziotto e salutandoci ci lasciò andare. lasciati la Panamericana attraversiamo un paesaggio bellissimo con dolce colline  e casette ornate da bellissimi fiori.



Arriviamo a Santa Catalina, sull'Oceano Pacifico. Pensavamo come letto su diverse riviste e guide un luogo molto turistico, ma di turisti in questo splendido albergo, affacciato direttamente su una spiaggia a dir poco spettacolare eravamo una decina noi inclusi. Comunque un posto veramente da sogno. 


Il giorno dopo come nostro progetto  decidiamo di andare all'isla Coibaun parco Nazionale Marino: un vero paradiso ecologico. Si tratta di un'isola dalla natura incontaminata circondata da spiagge bianche e acque dalle varie tonalità di turchese. I giorni passano e il nostro viaggio deve continuare anche se saremmo rimasti qualche giorno in più in questo splendido posto. Ci mettiamo in viaggio per raggiungere di nuovo la Panamericana e  proseguire in direzione Las Lajas.


Dopa circa quattro ore arriviamo a Las Lajas,  andiamo subito alla ricerca del nostro hotel precedentemente prenotato. Il nostro hotel è gestita da un Italiano e dalla sua compagna Rumena. Un posto veramente bello praticamente in campagna. Rimaniamo in questo bellissimo Hotel 4 giorni per esplorare le spiagge e alcune piccole Isole. La spiaggia di Lajas è veramente fantastica. Lunga circa 22km e larga quando  c'è la bassa marea quasi un km. Facciamo lunghissime passeggiate e rilassandoci all'ombra delle palme.


Dopo 2 giorni di relax e lunghe passeggiate sulla spiaggia, lasciamo L e partiamo in direzione di Pedasi, cittadina della penisola di Azuero, nella provincia di Los Santos. Il nostro Hotel era  fuori da Pedasi, arriviamo dopo aver percorso una strada (se tale vogliamo definirla) con buche enorme e sassi. Un miracolo se siamo riusciti ad arrivare e poi ritornare  senza aver distrutta l'auto. Il posto è veramente bellissimo l'hotel "Punta Franca" è a picco su una scogliera con una vista favolosa. Anche in questo hotel di turisti niente. un giorno eravamo solo noi due. Abbiamo approfittato di questa solitudine :-) per fare lunghe camminate e scoprire altre spiagge vicino a noi.


Eccoci di nuovo in viaggio in direzione ancora una volta verso Playa Blanca, giusto per interrompere il lungo viaggio verso Panama City

  
Una volta a  Panama City ci organizziamo  per visitare un'altro angolo poco conosciuto che è l'Arcipelago delle Perle  uno scrigno che custodisce perle di rara bellezza. Situate nel golfo di Panamà sono costituite da circa 220 isole che rappresentano un vero angolo di paradiso ancora prevalentemente ignoto al turismo di massa. 

Le isole abitate sono circa una dozzina. Le bellissime spiagge le acque trasparente le lunghe passeggiate ti proiettano veramente in un'altra dimensione. I giorni passano inesorabilmente e sempre con una grande tristezza bisogna ritornare a casa . Resta la gioia e la convinzione che il viaggio determina una ricchezza interiore. Dopo un viaggio ci sentiamo dotati di una nuova ricchezza che, una volta tornati a casa, influenzerà anche la nostra vita quotidiana.


MALDIVE

UN PARADISO IN TERRA DI NOME MALDIVE FORSE MEGLIO DIRE TRA PARADISO E INFERNO Video