giovedì 25 luglio 2013

INDONESIA - Giava l'isola più popolosa al mondo



INDONESIA

GIAVA


Siamo in treno per Bandung che sarà la nostra prima sosta . Ci fermiamo in 
questa caotica città esclusivamente per visitare  Plateau Dieng  (dimora degli Dei)  un         
vulcano spento

Il viaggio è reso fantastico perché attraversa un paesaggio con una fitta vegetazione, questo esaltato dalla nebbia che  per uno strano effetto ottico ti dà la sensazione di essere sospeso tra cielo e terraBellissima la successiva passeggiata nella foresta pluviale: Si cammina a lungo su un sentierino bagnato e scivoloso con in torno decine di specie diverse di felci e di alberi centenari. Il  rumore di diverse cascatelle e una soffice nebbiolina dà a tutto una colorazione da sogno. Alla fine del sentiero si arriva su una  spiaggia grigia e pietrosa, costellata di piccoli laghetti e pozze con l’acqua in ebollizione. Sbuffi di vapore si alzano qua e la. In alcune delle pozze è possibile immergere i piedi senza ustionarsi troppo.  Le meraviglie naturali di questo luogo sono affascinanti. Dai laghi con sfumature verdi e gialli alle acque incontaminate del lago di


 riflessione ‘specchio’, la bellezza naturale di questo luogo è superbo. Il lago specchio è particolarmente impressionante in quanto offre un’immagine perfettamente riflettente del paesaggio. Purtroppo, molti degli alberi che circondano il lago sono stati abbattuti, ma rimane ancora un fenomeno naturale impressionante. Ritorniamo in compagnia di un quasi diluvio Universale.

Arriviamo a YOGYAKARTA o JOGJA  (come viene chiamata dagli abitanti) cerchiamo un’abitazione, come sempre con l’aiuto di taxista  di  risciò. Un ragazzo simpatico, diventato non solo il nostro taxista ma anche la nostra guida personaleG  grazie a lui siamo riusciti a vedere cose molto interessanti.



Partiamo alla scoperta di Jogja (considerata culla della civiltà giavanese)  al pomeriggio, quando la temperatura è meno opprimente . Prima cosa andiamo al palazzo del Sultano  (kroton), e del suo quartiere, dotato di giardini, scuderie e caserme, il tutto dietro un recinto con quattro aperture  una città nella città


Il palazzo del sultano (kraton) un tempo era circondato  da un complesso residenziale destinato al personale e ai «cortigiani», dotato di giardini, scuderie e caserme... il tutto dietro un recinto con quattro aperture.


Oggi questo quartiere dalle viuzze orlate da case bianche e basse, vero e proprio paese all'interno della città, emana un fascino irresistibile, con la sua folla gioiosa, il mercato degli uccelli, gli atelier di batik e di pittura. Oltre al kraton stesso, cuore murato della città principesca, il perimetro comporta un altro palazzo, il Taman Sari. Meravigliati e incantati di questo palazzo ritorniamo alla nostra guesthouse per riprenderci un po.


guesthouse

Il prossimo post andremo a visitare  il Tempio di Prambanan  e il tempio  Borobudur 


mercoledì 24 luglio 2013

- SAN LORENZO BELLIZZI - TIMPE E GOLE DEL RAGANELLO

- SAN LORENZO BELLIZZI  -
TIMPE E GOLE DEL RAGANELLO

 le TIMPE e le GOLE della VALLE del RAGANELLO.  sono situate nella parte Sud-Orientale del Parco Nazionale del Pollino, interamente in Calabria ai confini con la Basilicata e costituiscono un gioiello di enorme importanza per i molteplici, sorprendenti aspetti geologici, morfologici, faunistici e per la meravigliosa flora.



La Valle del Raganello è delimitata da quattro comuni dell'Alto Ionio Cosentino:  San Lorenzo Bellizzi, Cerchiara di Calabria, Francavilla Marittima, Civita. Essa offre uno straordinario scenario fatto di pareti rocciose alte centinaia di metri, gole profondissime e meravigliose, boschi di faggio (nella località Fagosa) e di querce (Bosco di Santa Venere), sorgenti fiabesche e tanto altro.


Gli aspetti geologici e morfologici sono facilmente comprensibili solo se considerati nel complesso del Massiccio del Pollino che costituisce il segmento più meridionale della catena appenninica e rappresenta uno dei fattori chiave per la comprensione dei rapporti strutturali tra l'Arco calabro-peloritano e l'appennino meridionale.
Le rocce che formano il territorio sono di natura calcarea-dolomitica di origine sedimentaria che, 200 milioni di anni fa, nel Triassico, costituivano il fondo della Tetide, il mare che divideva i due grandi continenti primordiali che sarebbero successivamente divenuti la placca africana e la placca europea. Circa 100 milioni di anni fa, alla fine del Cretaceo, il loro avvicinamento provoco' un corrugamento del territorio e la lentissima formazione dei rilievi tra cui le cosiddette Timpe.



Più tardi, 5 milioni di anni fa, movimenti contrapposti di distensione determinarono le fratture delle rocce emerse, chiamate propriamente faglie, di cui un esempio e' ben visibile nella parete meridionale di Timpa Falconara.

Nel complesso, comunque, tutto il  Massiccio del Pollino poggia su successioni carbonatiche che formano una piattaforma di cui si è discussa l’origine alloctona (esterna) 
o autoctona (territoriale) concludendo per un'origine oceanica alloctona risalente al Giurassico Superiore-Paleogene.
Tra le Timpe del Complesso Montuoso quella di S. Lorenzo rappresenta un rilievo a cuesta con una scaglia tettonica di calcari emergente da rocce più tenere. La conservazione del versante di faccia, che non presenta incisioni lineari, è resa possibile oltre che dalla resistenza della bancata rocciosa anche dalla penetrazione dell’acqua in profondità lungo fessure allargate dalla dissoluzione carsica tipica di queste nostre aree.


Nello specifico, numerosi corsi d'acqua, solcando il Massiccio del Pollino, hanno favorito lo sviluppo di Gole e Forre tra cui la Valle del Torrente Raganello assai suggestiva dal punto di vista paesaggistico.

Il Torrente Raganello nel suo decorso si organizza a formare una grande “esse” con tre segmenti ben distinti.
Il primo segmento, definito "ALTA VALLE del RAGANELLO" attraversa l'arco montuoso Manfriana, Serra Dolcedorme, Serra delle Ciavole, Serra di Crispo, Monte Falconara e Timpa di San Lorenzo; a questo livello confluisce con il Torrente Maddalena e forma le GOLE del BARILE.
Il secondo segmento comprende le Gole vere e proprie definite “CANYON del RAGANELLO" e termina presso il Ponte del Diavolo sotto l'abitato di Civita.
Il terzo segmento è quello più caratteristico e molto simile a tutte le altre fiumare della Calabria e viene definito “FIUMARA RAGANELLO”. Esso inizia sotto l'abitato di Civita e termina alla foce nel Mare Jonio.


L’Alta Valle del Raganello rappresenta la porzione più interessante dal punto di vista naturalistico. Essa, infatti, mostra un paesaggio misto dove a prevalere sono piante di Faggio in parte renaturalizzate dopo i grandi disboscamenti degli inizi del secolo scorso. La peculiarita' del paesaggio e' anche favorita dal fatto che esso sta attualmente recuperando la sua wilderness originaria grazie alla scarsa presenza del genere umano offrendo cosi pace e silenzio per chi, stanco della vita frenetica di citta' e grandi paesi, ha voglia di puro relax.



Il CANYON del RAGANELLO rappresenta  uno spettacolo unico della natura, affascinante ed impressionante nello stesso tempo, esso mostra pareti a picco che si estendono in altezza per più di 600 m e che brandiscono il corso d'acqua invitandolo a percorrere l'interno delle pareti con salti, balzi, risorgenze, meandri e piccoli gorghi. Qui sono sorti capolavori 
dell’ingegneria edile: a tal proposito si ricorda:
1) il Ponte d'Ilice , creato per consentire la traversata del Canyon su terra ferma nel suo punto più stretto e più in basso così da favorire interscambi tra Civita, Alessandria del Carretto e San Paolo Albanese.

2) il Ponte del Diavolo, oggi completamente rifatto a nuovo, in seguito al crollo del 1998, creato per consentire gli scambi con l'alto Jonio cosentino e la Pian di Sibari. Una leggenda narra che da qui passò OTTONE II con i suoi soldati.
Infine la FIUMARA del RAGANELLO  ultimo segmento del torrente che si approssima alla fine del suo percorso  per sfociare nel Mar Ionio. Qui troviamo ampi alvei fluviali erosi da forti piene con trasporto di materiali ghiaiosi e spettacolari pareti ad arenaria composita ricca di colori.
 La Valle del Raganello è, però, anche ricca di tanta Fauna. Alla foce del torrente troviamo simpatici Fenicotteri, Cavalieri d’Italia e Gru. Risalendo la fiumara si incontrano Aironi.


Cenerini, Falchi pescatori e tanti altri volatili che trovano accoglienza  e cibo tra i sassi ed i pietroni di rotolamento pronti a regalarci gioia e spensieratezza trasmettendo l’idea della libertà assoluta che regna in natura. 


La magia ovviamente  prosegue man mano  che si risale perché a livello del canyon può capitare di osservare lo slancio aereo del Falco Pellegrino, la Poiana o il maestoso Grifone. Infine  in corrispondenza dell’Alta Valle del Raganello troviamo il regno assoluto dell’Aquila Reale. Sulla Falconara è consuetudine vedere librarsi in aria un biancone con un Biacco ancorato al becco destinato ai suoi piccoli che aspettano affamati il “pranzo quotidiano”.

La Flora
Dal punto di vista floristico non si può non considerare l’emblema del Parco Nazionale del Pollino: Il Pino Loricato
Se fino a non molti anni fa le descrizioni naturalistiche del massiccio del Pollino definivano il pino loricato "un vero e proprio fossile vivente, ridotto a poche migliaia di esemplari" fornendo l'impressione di trovarsi davanti ad una specie in via di estinzione, le attuali conoscenze permettono di considerarlo una specie endemica, localmente abbondante e con una attività e vitalità rigenerativa mediamente elevata. 


Il Pino Loricato può essere definito, secondo una espressione darwiniana, 'fossile vivente', risalente al Cenozoico. Esso venne individuato per la prima volta nel 1864, nell'area balcanica centro-occidentale dal botanico austriaco Franz Antoine, che lo descrisse e classificò con il nome pinus leucodermis (letteralmente: pino dalla pelle bianca), per il colore grigio-bianco della corteccia dei rami giovani. In Italia invece i primi Pini Loricati vennero individuati nel 1905 proprio sul massiccio calcareo del Pollino (sulla catena dell'Orsomarso in territorio casentino, sul Monte La Spina e nella Serra di Crispo in territorio lucano), in esito a varie esplorazioni condotte dal botanico Biagio Longo.  Le notevoli altitudini delle vette che ospitano questa conifera (dai 2.053 m della Serra di Crispo ai 2.267 m della Serra Dolcedorme,) hanno fatto si che essa si sviluppasse, in tutta la sua maestosità, sia in senso “orizzontale” che in senso “verticale” tanto da mostrare forme contorte e tormentate. Questo straordinario sviluppo individuale, però, l’ha resa, però, estremamente lenta nel processo riproduttivo e maturativo. La germinazione del seme, infatti, necessita di due anni, a fronte dei 10-15 giorni occorrenti ai semi delle altre conifere, e l'accrescimento risulta 6-7 volte più 


lento che in altre specie.  Le piante più vecchie presentano un tronco bianchissimo e resinoso, ormai privo delle scaglie sulla corteccia. La resinosità del legno porta a processi di marcescenza molto lenti dopo la morte della pianta, con l'ulteriore e suggestivo effetto di piante non più in vita ma che non crollano al suolo, restando erette per anni, trasformate in veri monumenti arborei.  Il Pino Loricato è un albero tra i più rari in Italia, nonché il più antico in assoluto. Studi effettuati nel 1989 hanno dimostrato un’ età di 963 anni per un esemplare presente nel versante calabrese del Pollino.

martedì 23 luglio 2013

SUMATRA - Alla ricerca degli Orangutan



SULLE TRACCE DEGLI ORANGUTAN

Trovammo un posto per dormire in una capanna a pochi metri dal fiume, un insieme di abitazione  di diverse tipologie. 


Un capanno semplice ma fantasticamente piacevole.  Il villaggio era adagiato sul letto di un fiume nel cuore della foresta tropicale di Sumatra. Di solito in questi posti la mattina si veniva   svegliati dalla pioggia, dal sole che entrava attraverso le foglie o da i tanti rumori che la natura sapeva e sa regalare. Quella mattina venimmo svegliati anziché dai raggi del sole dell’alba che puntuale spuntava oltre le palme, dai ripetuti balzi di una branco di scimmiette sul tetto della nostra  capanna. Uscimmo in veranda e facemmo giusto in tempo a notare che una delle scimmiette armeggiava con  i miei occhiali da sole che avevo lasciato sull’amaca la sera precedente, prima di dileguarsi assieme alle altre  verso la capanna vicina.  

Gli corsi dietro e quando incominciavo già  a pensare che ormai gli occhiali non li avrei più visti, ecco che miracolosamente la scimmia li abbandonò e mi affrettai velocemente a recuperarli con un gran sospiro di sollievo.
Allora stabilita, partimmo in compagnia di altre quattro persone alla ricerca degli Orangutan. Quella che pensavamo fosse una tranquilla scampagnata fra scimmie addestrate ad uso e consumo dei turisti si rivelava ben piu’ impegnativa.  Le 8 ore di cammino fra la giungla avevano messo a  dura prova le gambe. I sentieri erano  improvvisati e pieni di insidie. Spesso scivolammo  tra la terra molle per la pioggia. Individuammo  molte scimmie ed anche qualche orango tango. Erano animali mansueti e timidi che si avvicinavano con difficoltà. Non tutti però. Una tale Mema, femmina di 15 anni, sembrava avere problemi di socializzazione.  Questo era il suo territorio,  la guida sperava che non la incontrassimo.  A pericolo passato ci fermammo qualche minuto per il pranzo quando all’improvviso scorgemmo la sua  sagoma marrone apparire dietro le spalle dei francesi nostri compagni d’avventura. La guida ci ordinò  di correre e senza farsi troppe domande ed è stato quello che facemmo.  La notte pernottammo lungo il fiume , Il giorno dopo impacchettammo tutto e riscendemmo il fiume su grossi ciambellani che forse erano camera d’aria di un camion.  Ritornammo a Bedan e da li al lago Toba, un lago vulcanico con una grande isola al centro,  è una delle bellezze naturali più spettacolari di Sumatra. 


 Si tratta di un lago di proporzioni gigantesche (è infatti il più grande del Sud-est asiatico),


 che occupa la caldera di un enorme vulcano crollato su se stesso dopo una violenta eruzione 100.000 anni fa. Al confronto di questa eruzione, quella del Krakatau nel 1883 fu appena uno scoppio leggero. Il lago è circondato da impervie cime, crinali montuosi, e spiagge sabbiose e orlate di piniL’attrattiva principale di questo lago e quello che ci spinse qui, fu l’isola  di Samosir. L’isola a forma di cuneo che si trova in mezzo al lago.  Questa è stata creata da successivi sollevamenti della crosta terrestre tra 75.000 e 30.000 anni fa. Samosir è stata per lungo tempo la principale attrattiva turistica della regione settentrionale di Sumatra.
Nell’introdurvi a seguirmi in questo viaggio, ho dimenticato parlarvi un po di Sumatra . Prima di ritornare a Giava e continuare,  voglio farlo.  Ai viaggiatori era sconsigliato se non vietato visitare la parte settentrionale dell’Isola, (oggi penso che sia peggiorato perché a partire dal  marzo 1999  si è verificata una recrudescenza degli episodi di violenza perpetrati dal Free Aceh Movement, che si batte per uno stato islamico indipendente. Nell’estate del 2003 l’esercito indonesiano è entrato in campo ed è probabile che la regione non si possa visitare per lungo tempo)  il chè era ed è un vero peccato, perché in fondo si trattava di una regione tranquilla e accogliente (quando la gente non si sparava J ) La sua popolazione è  formata da Indonesiani , arabi, tamil, cinesi, e gruppi indigeni. Altra caratteristica e curiosità di Sumatra è che  è  abitata da individui tra i più alti di tutta l’Indonesia .
Ritornammo a Medan per riprendere il volo che ci riportò a Giacarta  dove proseguimmo il viaggio in treno fino a ……..

Nel prossimo post andremo alla scoperta di quest’isola 

giovedì 18 luglio 2013

QUARANTA GIORNI NEL MERAVIGLIOSO ORIENTE - Sumatra – Giava – Bali – Sulawesi


ANNI OTTANTA - UN VIAGGIO DI QUARANTA GIORNI
NEL MERAVIGLIOSO ORIENTE
Sumatra – Giava – Bali – Sulawesi


Dopo il nostro primo viaggio di due mesi in America Latina, già al ritorno in aereo nasceva l’idea del prossimo viaggio che avremmo intrapreso l’anno successivo. In simultanea pensammo all’Oriente. Un nome magico misterioso affascinante. Un continente immenso che racchiudeva una moltitudine di etnie fra i suoi quasi 4 miliardi di abitanti (il 60% della popolazione mondiale). ma dove andare? Qual’era il paese più misterioso se non l’Indonesia?  Con la selvaggia e disabitata Sumatra, la popolosa e più importante Giava, la misteriosa e montuosa contorta isola Sulawesi, quel paradiso perduto che è il gioiello dell’arcipelago indonesiano cioè Bali, definita l’isola dell’amore libero, paradiso perduto e ritrovato, nato da un gruppo di artisti e intellettuali europei che si stabilirono negli anni venti e trenta con l’illusione di fuggire dalla civiltà europea e da tutti i sui drammi in quella disabitata striscia di sabbia bianca che era Kuta beach? oggi purtroppo irriconoscibile. E’ proprio vero che turismo e paradiso sono caratteristiche innegabili quanto incompatibili perché più rapidamente i paradisi seducono i turisti, tanto più rapidamente i turisti riducono i paradisi. Quindi in seguito decidemmo per andare a scoprire questa parte di mondo. Quaranta giorni ci sembravano perfetti per visitare una piccola parte dell’immensa Indonesia. Il mesi che seguirono li passammo alla ricerca prima di tutto del volo più economico che si rivelò  quello della compagnia  Indonesiana “Air Garuda” e poi di tutte le informazioni necessarie e utili per il nostro viaggio.
…Gli zaini erano già pronti da alcuni giorni, anche questa volta come è successo l’anno precedente del nostro primo viaggio, l’emozione e l’adrenalina saliva sempre di più man mano che il giorno della partenza si avvicinava. 
Finalmente la mattina del 19 Novembre con un volo Alitalia  partimmo da Milano per Roma e dopo 4 ore d’attesa a Fiumicino  decollammo per la nostra sognata Indonesia.
Da Giacarta  raggiungemmo Medan, una città che subito si è rivelata caotica e caldissima. Trovammo una piccola guesthouse il tempo di una doccia e via alla stazione dei bus ad acquistare I biglietti per Bukit Lawang a lla ricerca degli orangutan…..

Con il prossimo post ci inoltreremo nella jungla per vedere e ammirare gli orangutan






MALDIVE

UN PARADISO IN TERRA DI NOME MALDIVE FORSE MEGLIO DIRE TRA PARADISO E INFERNO Video