MACHU PICCHU
Machu
Picchu Enigma di pietra in America, Cosi descrisse questa meraviglia Ernesto Guevara
Coronando un'altura di agresti e ripide fiancate, a duemila ottocento
metri sul livello del mare e a quattrocento sull'Urubamba ricco di acque, si trova
una antichissima città di pietra che, per estensione, ha ricevuto il nome dal
luogo che la accoglie: Machu Picchu. E' questo il suo nome originario? No… il
termine quechua significa "Collina Vecchia", in opposizione alla
vetta rocciosa che s'innalza a pochi metri dal villaggio, Huaina Picchu,
"Collina Giovane". Descrizioni fisiche riferite semplicemente al
carattere degli accidenti geografici. Quale sarà allora il suo vero nome?....
Machu Picchu
Cos’era Machu Picchu? un rifugio misterioso contro la violenza e avidità
dei conquistadores? Una città sacra tutta dedicata alla protezione delle
famiglie più nobili e al culto delle divinità Inca? Una fortezza dove
nascondere i prigionieri?
A distanza di un
secolo dalla scoperta di Machu Picchu, il mistero sulla città del “popolo del
sole”, di cui non parlavano nemmeno le mappe e le cronache dell’epoca, si
mantiene e conserva tutto il suo fascino intrigante.
Machu Picchu è molto
più che un’area archeologica di enorme importanza per la cultura mondiale; si
tratta di un’intera città perfettamente conservata per secoli dal folto della
foresta andina, una sfida dell’uomo alla natura. Le sue costruzioni fortificate
si arrampicano pericolosamente lungo gli speroni delle rocce a strapiombo sul
canyon del fiume Urubamba.
Ovviamente non è la
roccia la caratteristica principale della città. Vi è dietro la storia del
popolo Inca che sulle rocce ha edificato gli altari più importanti. Ogni
angolo, ogni pietra di Machu Picchu parla del significato profondamente
religioso di questo luogo.
Quando Hiram Bingham,
professore dell’università di Yale e grande appassionato di archeologia, nel
luglio del 1911, si trovò di fronte al tesoro di Machu Picchu notò che esso
poteva essere diviso in due settori, uno agricolo e uno urbano: Il primo
dedicato alla coltivazione del mais e delle patate, il secondo dedicato
prevalentemente ai culti religiosi tra cui quelli
funebri; caratteristica, a tal proposito, la Roccia funeraria, isolata e altissima, con un piano del grande altare illuminato dai raggi solari provenienti dall’Intipunku (Porta del sole) nel giorno del solstizio d’inverno. Altre strutture indicative della prevalente dedizione al culto religioso di Machu Picchu si ritrovano:
funebri; caratteristica, a tal proposito, la Roccia funeraria, isolata e altissima, con un piano del grande altare illuminato dai raggi solari provenienti dall’Intipunku (Porta del sole) nel giorno del solstizio d’inverno. Altre strutture indicative della prevalente dedizione al culto religioso di Machu Picchu si ritrovano:
-
nelle sedici Sorgenti Liturgiche (si tratta di sorgenti d’acqua
che erano elementi sacri nella religione precolombiana),
-
nel meraviglioso Tempio del Sole (in cui potevano entrare
soltanto i sacerdoti e l’Inca: il “figlio del sole” ossia l’imperatore),
-
nella Piazza Sacra con tutte le sue costruzioni religiose
compreso il Tempio Principale dove la popolazione comune poteva partecipare
alle cerimonie.
Importante costruzione di questa parte di
Machu Picchu è anche la Kallanka, detta “Recinto dei Dieci Vani”, che, viste le
dimensioni, doveva servire da alloggio e rifugio per diverse persone.
Il settore urbano è
comunque quello in cui vi sono più luoghi da visitare. La divisione degli spazi
conferma l’ipotesi che la città fosse un luogo esclusivo, riservato alla
nobiltà e alla casta sacerdotale: lunghe gradinate (sono stati contati 3000
scalini) separano gli edifici difesi dalla roccia a strapiombo o da un fossato.
La grandezza di Machu Picchu
sta anche nella profonda compenetrazione tra uomo e natura che questi gloriosi
resti ci tramandano. Qui si può ammirare l’Intiwatana forse quel “saywa” o
“sukhanka” che letteralmente significa
"luogo dove si attacca il sole", ma la denominazione corretta sarebbe
"saywa" o "sukhanka", di cui parlano gli antichi
manoscritti Inca, il maestoso orologio solare usato non solo come strumento di
culto ma anche come apparecchio scientifico per l’osservazione solare: un
sistema di piattaforme, sovrapposte e sistemate secondo angoli orientati in
maniera ben precisa, che culmina con un prisma alto 36 centimetri che proietta
la luce sul pilastro. Osservando la lunghezza delle ombre si potevano ricavare
informazioni sulla rotazione e l’inclinazione terrestre. Incredibile, se si
pensa che tutto questo risale a secoli fa, nel cuore della foresta andina senza
nessun confronto o scambio culturale con altre popolazioni. Probabilmente da
questo punto di vista gli Inca erano già molto più avanzati di quegli spagnoli
che di lì a pochi decenni avrebbero messo fine per sempre alla loro storia.