C O P A N
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Il nostro itinerario
Dichiarato
nel 1980 dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità, l'antica città Maya di Copan è
considerata l'Atene del nuovo mondo. Qui e conservato il "dizionario di
pietra", il misterioso libro di pietra che contiene geroglifici della
lingua Maya, ricoperto da glifi non ancora decodificati.
La storia di questo fantastico popolo è
stato suddiviso dagli storici in tre fasi:
Preclassico (2000 a.C. al 250 d.C.)
Classico (250
d.C. al 900 d.C.)
e Postclassico
Tali fasi furono caratterizzate dalla presenza di quattro distinti popoli che
ne caratterizzarono la storia e la cultura: gli Olmechi , i Teotihuacan, i
Toltechi e gli Aztechi. Postclassico (900 d.C. al 1519) La Storia dei Maya ha
inizio nell'area meridionale del Messico, ovvero negli attuali stati federali
del Chiapas, del Quintana Roo, del Campeche, dello Yucatan, nel Guatemala e nel
Belize (ex Honduras britannico).
- Stele di Copan -
Copán è un sito archeologico
Maya situato in Honduras, sulle
sponde dell'omonimo fiume, non lontano dal confine con il Guatemala. Nell'area archeologica di Copàn si
possono ammirare alcune delle opere di scultura più famose e importanti del
periodo classico maya. È probabilmente il sito più noto dell'Honduras ed è
stato proclamato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Il nome antico della città di Copàn era Hux
Witik, quello del regno
Glifo Emblema non è ancora interpretato con certezza. Il nome antico di Copán potrebbe
essere stato anche in una lingua non Maya come ad esempio il Lenca.
- Copan -
Copán vanta una storia molto lunga che va dal Periodo
Preclassico finale al Periodo Postclassico iniziale. La sua storia potrebbe
essere separata in tre fasi fondamentali: una prima fase, denominata
predinastica, una seconda fase denominata dinastica e una terza denominata
dell'abbandono
La città di Copán è stata scoperta nel 1570 da Diego
Garcia de Palacio ma la sua esistenza non ha suscitato alcun interesse nel
mondo fino a quando John Lloyd Stephens, viaggiatore ed esploratore
statunitense, non valorizzò tra il 1839 e il 1841, con le sue ricerche e le sue
scoperte l'allora quasi disconosciuto mondo della civiltà Maya. Da allora,
numerose spedizioni archeologiche hanno permesso l'esplorazione delle diverse
zone del sito avvolto in una foresta quasi inaccessibile. La scoperta della
cittadella e le imponenti piazze che caratterizzano il tessuto urbano della
città di Copàn hanno permesso di rivelare le
tre principali fasi di sviluppo prima che la città fosse abbandonata agli inizi
del X secolo. Gli spettacolari templi, le immense piazze piazze e le numerose
terrazze, fanno di Copàn un complesso architettonico tra i più caratteristici
della civiltà Maya.
La città Maya di Copán è formata attualmente da un
sistema di strutture principali intorno al quale sono disposti diversi
monumenti secondari. Il cuore del sito archeologico di Copàn è l'Acropoli
composta da templi, piramidi e terrazze. Sempre nell’Acropoli sono presenti due
piazze in cui sorgono due grandi templi. Uno di questi era destinato alla
funzione di celebrazioni religiose e rappresentava la porta che conduceva negli
inferi mentre sopra il secondo tempio ne era presente un terzo dove sono
scolpite varie figure rappresentanti le dinastie che si sono avvicendate a
Copán.
Le piazze più importanti sono la Plaza Cerimoniale,
con un'apertura impressionante che si apre su una collina dove sono disposti
numerosi monoliti scolpiti da ricche sculture e alcuni altari e la Stairway
Plaza che spicca per la sua scala monumentale (Scala Geroglifica) composta da
63 gradini. Posizionata alla sua estremità orientale, questa scakla è
considerata una delle più importanti e grandiose strutture della cultura Maya.
Ai lati della scala sono presenti più di 1.800 glifi che costituiscono la più
lunga iscrizione Maya.
Altra particolarità di Copàn è l'incredibile rete di
tunnel che si estende sotto la città. Durante le operazioni di scavo
(attualmente ancora in atto) sono venute alla luce alcune testimonianze dell'epoca
più antica delle civiltà Maya.
Il gioco
della palla
Il Cortile per il gioco
della Palla si presenta come una grande spianata fiancheggiata da due enormi
tribune laterali. Nella cultura maya, il gioco della palla assumeva
un'importante funzione sia sacra che rituale e divinatorio. Si ritiene, infatti, che alla fine del gioco, chi
risultasse perdente venisse sacrificato agli dèi.
I sacerdoti, quali
intermediari con le divinità, interpretavano il futuro in base all'andamento
della partita. Il solo popol-vuh rimane come unica fonte americana che va a
ricordare l'antichissima origine ed il simbolismo del gioco della pelota. Il
recinto del terreno di gioco, aveva la forma di una H ed era sovrastato da
gradini e da muri di pendenza molto accentuata. Molto spesso il campo da gioco
era orientato da nord a sud , l'area di gioco andava a rappresentare il cosmo,
mentre il sole veniva rappresentato dalla palla di cauciù. Il gioco non aveva
le stesse caratteristiche nelle varie aree geografiche, ma il più delle volte consisteva
nel far passare la palla attraverso alcuni anelli di pietra della forma di
serpente (potenze telluriche) o di testa di uccello (potenze celesti), fissati
a varie altezze.
Si giocava con due squadre che rappresentavano la luce e l'ombra ed ogni giocatore rappresentava una divinità, ornandosi con gli elementi che la contrastinguevano.Il gico era molto violento e i giocatori potevano toccare la palla solo con i fianchi, il ginocchio e il gomito destro. Molte fonti affermano che il capitano della squadra vincitrice veniva immolato al termine della partita, ma di certo non si conosce ancora la verità visto che si voleva simboleggiare il privilegio di salire al mondo cosmico. Il gioco era molto violento, e lo divenne ancor più quando grazie agli "invasori" tale gioco fu utilizzato per le scommesse-
Si giocava con due squadre che rappresentavano la luce e l'ombra ed ogni giocatore rappresentava una divinità, ornandosi con gli elementi che la contrastinguevano.Il gico era molto violento e i giocatori potevano toccare la palla solo con i fianchi, il ginocchio e il gomito destro. Molte fonti affermano che il capitano della squadra vincitrice veniva immolato al termine della partita, ma di certo non si conosce ancora la verità visto che si voleva simboleggiare il privilegio di salire al mondo cosmico. Il gioco era molto violento, e lo divenne ancor più quando grazie agli "invasori" tale gioco fu utilizzato per le scommesse-
L’autosacrificio
Esiste un glifo che in particolare esprime questa pratica: quello che letteralmente significa "la fuoriuscita di sangue, Tale pratica era riservata in special modo ai Re ed ai Sacerdoti che "dovevano" innalzarsi al cielo. Questo rito, consisteva per gli uomini nel perforare il pene con spine o oggetti aguzzi di ossidiana, per poi far passare nei fori praticati alcuni steli di paglia; nelle donne i punti da perforare erano la lingua e le labbra. Durante questo rito si cadeva in uno stato di trance e si viveva un'esperienza allucinatoria, dato che si faceva anche uso di sostanze stupefacenti L'allucinazione e lo stato di stordimento, dovevano portare alla visione del Serpente Sacro, simbolo stesso del sangue versato, che secondo i Maya era il mezzo mediante il quale i mortali potevano stabilire un contatto con il mondo "superiore" e con quello "inferiore" di Xibalba'
Esiste un glifo che in particolare esprime questa pratica: quello che letteralmente significa "la fuoriuscita di sangue, Tale pratica era riservata in special modo ai Re ed ai Sacerdoti che "dovevano" innalzarsi al cielo. Questo rito, consisteva per gli uomini nel perforare il pene con spine o oggetti aguzzi di ossidiana, per poi far passare nei fori praticati alcuni steli di paglia; nelle donne i punti da perforare erano la lingua e le labbra. Durante questo rito si cadeva in uno stato di trance e si viveva un'esperienza allucinatoria, dato che si faceva anche uso di sostanze stupefacenti L'allucinazione e lo stato di stordimento, dovevano portare alla visione del Serpente Sacro, simbolo stesso del sangue versato, che secondo i Maya era il mezzo mediante il quale i mortali potevano stabilire un contatto con il mondo "superiore" e con quello "inferiore" di Xibalba'
Il sangue
• Il sangue, veniva posto, al pari
dell'acqua, alla base della vita. Il suo scorrere e fluire rappresentava lo
scorrere dell'universo ed era una delle molteplici chiavi per giungere al
"divino
• I Maya, ed in specifico, i Re ed i
Sacerdoti, durante alcuni tipi di cerimonie, si procuravano lacerazione e tagli
(in special modo sugli organi sessuali) per permettere la fuoriuscita di questo
prezioso fluido. (Autosacrificio)
• Molti sono gli elementi iconografici
per la rappresentazione del sangue, ed alcuni hanno in comune la presenza delle
perle
Il simbolo più complesso è rappresentato da un drago, un essere
mostruoso con un muso molto accentuato e con la bocca adornata di perle. Il
simbolo più ricorrente è, invece, un cilindro dai contorni frastagliati di
perle, nel quale è possibile ammirare i glifi dei colori blu, giallo e rosso o di
quelli dei materiali preziosi come la giada o l'osso.
Dal Il film 'Apocalypto' di Mel Gibson 2007
I Numeri:
Maya
calcolavano con un sistema vigesimale. Il sistema di scrittura dei numeri era
quello punto e linea
……….. _______
Lo zero veniva
identificato con simboli di occhi o conchiglie.
I Maya conoscevano la
valenza del sistema posizionale e quindi erano in grado di scrivere cifre di
qualsiasi valore. Le unità, le ventine, non venivano posizionate come il nostro sistema
decimale in orizzontale, bensi' in verticale e il valore delle posizioni
aumentava dal basso verso l'alto. Quasi la totalita' delle iscrizioni
registrano i giorni del "Conto Lungo" (Calendario Civile) secondo il
quale era importante il Tun cioe' l'anno di 360 (+5) giorni diviso in 18 (+1)
"mesi". Per questa ragione nelle iscrizioni la terza posizione indica
un multiplo di 18 e non di 20.
Scomparsa o Sterminio
Visse un
periodo prospero, di ricchezza e di magnificenza tra il 300 e il 900 d. C, poi
improvvisamente la civiltà dei Maya subì
un tracollo, fino alla misteriosa scomparsa. Ogni civiltà ha periodi di ascesa
e di declino ma mai nessuna civiltà scomparve in maniera così improvvisa e
misteriosa. Sono varie le ipotesi che si attribuiscono sulla fine della
civiltà Maya.
Lo
Sterminio Di Una Civiltà.
1517:Hernandez de Cordoba , dopo aver conquistato le isole di
Cuba e di Hispaniola (Haiti / Repubblica Dominicana), alla continua ricerca di
territori ed oro, continuo' sbarcando su un'isola presso la costa nordorientale
dello Yucatan. Gli "Invasori" per la prima volta ebbero l'impatto
visivo di costruzioni non più costruite con paglia e legno, ma complessi
edificati in pietra e di strutture complesse. Furono ritrovati monili d'oro e
idoli dalle forme femminili e l'isola fu battezzata l'Isola Delle Donne.
Continuando la sua espansione, ed incoraggiato dal ritrovamento di oro, Cordoba
continuo' la sua ricerca spostandosi verso lo Yucatan dove avvenne il primo
scontro con le popolazioni indigene che riuscirono a infliggere grosse perdite
agli invasori. Cordoba perì in questi scontri. Continuarono quest’opera di
saccheggio
1518: Juan de Grijalva
1525: Hernan
Cortes
1527:
Francisco de Montejo
1542: Montejo il Giovane che riuscì a piegare ogni forma di ribellione e
fondo' Merida s 1562- Il Vescovo Diego De Landa continuo' in nome di Dio e
della evangelizzazione la distruzione etnica. Il Vescovo, per sconfiggere
l'idolatria utilizzò strumenti quali tortura , omicidi , e distruzione totale
di tutto ciò che potesse essere tramandato. Diego De Landa, però, ci ha
tramandato una preziosissima testimonianza scritta, un'opera che delinea in
maniera precisa l'ultima fase dell'antica civiltà dello Yucatan.
Quindi proprio lo sterminio potrebbe essere stata una cause
della sua scomparsa.
Scomparsa
Altre ipotesi che sono state attribuite alla fine della civiltà Maya ci
sarebbero le eruzioni vulcaniche;
altri parlano di popoli invasori
che avrebbero annientato la popolazione rendendo disabitate le città; secondo
altri studiosi, invece, sarebbe da ricondurre alla coltivazione dei campi, dato che il loro sostentamento dipendeva
quasi esclusivamente dall’agricoltura. Siccome non erano a conoscenza delle
tecniche agrarie di oggi, coltivarono sempre le stesse piante portando così i
terreni a diventare aridi ed improduttivi; inoltre l’arrivo di un lunghissimo
periodo di siccità, mise in forte difficoltà il popolo Maya che si trovò
senza cibo e senza acqua.
Secondo, invece, un team internazionale di studiosi, l’ipotesi
più accreditata per la fine della civiltà Maya, sarebbe quella della trasformazione del clima, da umido a
secco che nel tempo obbligò il popolo a migrare verso le coste, alla ricerca di
una vita meno ostica.
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