UN PAESE UNICO:
SAN LORENZO BELLIZZI
"Non c’è niente come tornare in un luogo che non è cambiato,
per rendersi conto di quanto sei cambiato.”
(Nelson Mandela)
È bello ritornare a respirare quell’aria che ti appartiene, la stessa che hai per primo assaporato quando sei venuto al mondo.
San Lorenzo Bellizzi, un piccolo borgo incastonato nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, rappresenta un luogo primordiale, capace di stupire chiunque abbia la fortuna o la voglia di visitarlo.
Un angolo autentico, lontano dal turismo di massa, che ha saputo conservare intatte le sue bellezze naturali e la sua identità.
Per me, anche solo per pochi giorni, tornare a San Lorenzo significa riabbracciare le mie origini, riaccendere ricordi che altrimenti, con il tempo, si affievolirebbero.
Ogni volta, all’entusiasmo di immergermi nelle tradizioni, nei paesaggi e nei sapori che mi appartengono, si mescolano inevitabilmente ansie e incertezze.
Mi chiedo: sarà tutto come prima?
Quest’anno, per la prima volta, ho avvertito un senso di estraneità nella realtà di San Lorenzo.
Forse per l’assenza di tanti vecchi amici, o perché alcune usanze che sento parte della mia essenza sono ormai scomparse.
La globalizzazione e i social hanno cambiato molte cose, spesso facendo perdere la semplicità e l’autenticità della vita di un tempo.
Oggi si tende a inseguire mode e personaggi effimeri, trascurando le nostre radici e ciò che ci ha sempre resi unici.
PERCHE NON VALORIZZARE DI PIU'
LE NOSTRE TRADIZIONI ?
Perché, invece di riproporre tre o quattro serate sempre sullo stesso tema, non organizzare eventi che celebrino il nostro passato locale?
Una serata dedicata alla musica popolare, con organetto e tamburello protagonisti, coinvolgendo gruppi dilettanti dei paesi vicini.
Un festival dell’organetto, che unisca i suonatori e le tradizioni di più comunità.
Una gara di tarantella che riempia la piazza di ritmo e allegria.
E perché non riportare in vita anche i giochi di un tempo, come il torneo di “stacce”?
IL GIOCO DI STACCE
Era un gioco tradizionale che si praticava specialmente la domenica, un momento di aggregazione che coinvolgeva bambini e adulti.Si giocava utilizzando pietre piatte, accuratamente scelte, che venivano lanciate con destrezza e precisione in una sfida di abilità e strategia.Era un gioco semplice ma appassionante, che scandiva i pomeriggi festivi e rinsaldava i legami tra i partecipanti.Rievocarlo oggi sarebbe un’occasione per riscoprire e tramandare un frammento prezioso della nostra cultura popolare.
UNA PROPOSTA NON UNA CRITICA
Questa non vuole essere una critica agli amministratori del borgo, anzi. Il sindaco Antonio Cersosimo e tutta l’amministrazione comunale hanno dimostrato negli anni grande impegno e dedizione nella valorizzazione del territorio, promuovendo numerose iniziative sia culturali che tecnologiche.
Il loro lavoro è stato fondamentale per la crescita e la promozione di San Lorenzo Bellizzi.
Il mio vuole essere solo un suggerimento, un’idea per arricchire ulteriormente le iniziative e mantenere vive le nostre tradizioni più autentiche.
MEMORIA E STORIA
Come dimenticare gli scavi di Sant’Angelo, dove sono stati rinvenuti resti umani e manufatti risalenti al Neolitico, con tracce di insediamenti umani databili tra gli 11.000 e i 14.000 anni fa?
O l’attenzione che il regista Michelangelo Frammartino ha dedicato a questi luoghi, trovando ispirazione per il suo film “Il Buco”, vincitore del Premio Speciale della Giuria alla 78^ Mostra del Cinema di Venezia?
Un’opera che ci porta all’esplorazione dell’abisso del Bifurto, raccontando l’impresa dei giovani speleologi piemontesi che, nel 1961, partirono alla scoperta di quell’enorme cavità.
All’epoca, la Calabria era ancora una terra arcaica, attraversata da stradine tortuose e greggi al pascolo.
Giunti al Bifurto, quei ragazzi compresero che quell’abisso sembrava non avere fine.
Il tempo scorre inesorabile, e persino un piccolo borgo come San Lorenzo Bellizzi rischia di essere inghiottito dalla modernità.
Eppure, la sua anima autentica può ancora essere salvaguardata.
Basta osservare con occhi diversi, ascoltare i racconti degli anziani che custodiscono la memoria del passato, riscoprire sapori antichi e tradizioni dimenticate.
Solo così possiamo valorizzare e rendere eterno il nostro paese.
San Lorenzo Bellizzi non è solo un luogo. È un’identità. È un cuore che continua a battere tra le rocce del Pollino, sotto il respiro del pino loricato.
So che è difficile da realizzare, ma proporre non costa niente…
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