IL
REGNO DEGLI ENOTRI
-Una
Calabria da Scoprire-
La
nostra Calabria non finisce mai di stupirci e di riservarci bellissime
sorprese, che spesso non sono conosciute e ne
valorizzate come meriterebbero. Oggi 7 agosto decidiamo di andare a
visitare gli scavi del "Timpone
Della Motta" Assieme a un gruppo di Camperisti con la guida Rossana
Lucente Scopriamo quello che ė stato il popolo degli ENOTRI. Un popolo indigeno
antecedente alla civiltà Greca. Due sono state le mie grande sorprese:
L'affascinante storia di questo popolo, descritta e raccontata in un modo
professionalmente perfetto dalla Guida Rossana Lucente.
-
La sorpresa di questi scavi della Necropoli
e dalla storia di questo popolo come dicevo prima, ancora a molti
sconosciuti e purtroppo non valorizzate dalle amministrazioni locali. Un
patrimonio artistico/culturale che se pubblicizzato e valorizzato come
meriterebbe farebbe la ricchezza di questa parte della Calabria.
Durante
questi scavi iniziati se non sbaglio nel 1965 vennero alla luce diversi oggetti
risalendo al nono secolo a.c utensili
domestici come pesi di telaio e alcuni anche decorati con motivi geometrici,
ultimamente vennero portati alla luce anche due statuine di terracotta.
Quello
che più mi prema non è raccontare la storia di questo popolo perché non ne
sarei in grado, ma segnalare come questa Regione Calabria e in special modo questa parte denominata
come Alto Ionio Cosentino ė abbandonata e ultimamente anche isolata non
solo a livello ferroviario ma in
primis dallo Stato per non parlare dei
politici locali e Regionali. Ormai tutti lo sanno che a questi politici (li
definirei squali) non interessa che le cose cambino ma che restino così per far prosperare sempre più i loro
affari. Tutti chiedono più "Stato"
richieste che vogliono dire “non fare niente”. Sono parole che tutti
sentiamo o abbiamo sentito negli ultimi cinquant’anni dopo ogni omicidio, dopo
ogni malaffare sia che si tratta di sfruttamento della manodopera sia che si
tratta di rifiuti tossici, sempre il solito ritornello "più Stato" è
come chiedere più droga.
Parole che poi si aggiungono alle altre parole e che diventano il solito bagaglio delle manifestazioni anti mafia. I giornalisti che vengono inviati in Calabria , così come si possono inviare a Baghdad o in qualsiasi altro posto di guerra, scrivono poi le stesse cose di sempre, i soliti luoghi comuni, sulla gente che sarebbe omertosa, su case mai finite di costruire, sui volti delle donne vestite di nero; la solita retorica del sud depresso, abbandonato, senza speranza. Nessuno che abbia il coraggio di mettere il dito nella piaga, di dire la vera verità che tutti i calabresi ben conoscono da anni, da secoli, da sempre. La ndrangheta in Calabria “è” lo Stato, la ndrangheta in Calabria “è” nei partiti politici, la ndrangheta in Calabria “è” nelle istituzioni. Istituzioni che da sempre , loro si, sono omertose verso comportamenti, modi di fare e di essere, di capi e capetti, ma anche di sottocapi e sottocapetti, che poi alle elezioni si vedono in prima fila ad attaccare manifesti, ad organizzare l’elettorato, a chiedere voti, a mobilitarsi casa per casa per veicolare i voti verso l’uno o l’altro candidato. Non avviene solo per le elezioni regionali o nazionali, ma soprattutto sui sindaci, sul funzionario della regione o della provincia, sul funzionario della soprintendenza, su quello delle procure. Gli omertosi sono loro per primi. le procure sono in mano ai politici di turno, fanno le inchieste che più convengono, al momento che più conviene, alla persona che più conviene e soprattutto dopo che il reato è già ampiamente consumato, sbagliando spesso il lavoro di indagine, accumulando solo prove del tipo intercettativo, per poi vedere tutti assolti ai processi per insufficienza di prove. Puó sembrare strano ma per un boss vale più una assoluzione ad un proceso che un arresto. Quando esce assolto da un processo per insufficienza di prove, il boss recupera trent’anni di credibilità, e la gente fa subito la fila per salutarlo di nuovo e prendersi il caffè al bar con lui. Se poi attorno al boss fanno la fila anche i politici il gioco è fatto il cerchio è chiuso. Certamente chiedere favori, chiedere un posto di lavoro per se o per il figlio o parente è ossigeno per il mafioso vuol dire nutrirlo e farlo aumentare di potere. Ho scritto tutto questo perchè amo molto il mio paese. Una Calabria ricca di bellezze naturali di cultura, di storia antica che scoprirla, portarla alla luce, valorizzarla, sarebbe la vera ricchezza di questa regione che è stata la culla della civiltà.
Parole che poi si aggiungono alle altre parole e che diventano il solito bagaglio delle manifestazioni anti mafia. I giornalisti che vengono inviati in Calabria , così come si possono inviare a Baghdad o in qualsiasi altro posto di guerra, scrivono poi le stesse cose di sempre, i soliti luoghi comuni, sulla gente che sarebbe omertosa, su case mai finite di costruire, sui volti delle donne vestite di nero; la solita retorica del sud depresso, abbandonato, senza speranza. Nessuno che abbia il coraggio di mettere il dito nella piaga, di dire la vera verità che tutti i calabresi ben conoscono da anni, da secoli, da sempre. La ndrangheta in Calabria “è” lo Stato, la ndrangheta in Calabria “è” nei partiti politici, la ndrangheta in Calabria “è” nelle istituzioni. Istituzioni che da sempre , loro si, sono omertose verso comportamenti, modi di fare e di essere, di capi e capetti, ma anche di sottocapi e sottocapetti, che poi alle elezioni si vedono in prima fila ad attaccare manifesti, ad organizzare l’elettorato, a chiedere voti, a mobilitarsi casa per casa per veicolare i voti verso l’uno o l’altro candidato. Non avviene solo per le elezioni regionali o nazionali, ma soprattutto sui sindaci, sul funzionario della regione o della provincia, sul funzionario della soprintendenza, su quello delle procure. Gli omertosi sono loro per primi. le procure sono in mano ai politici di turno, fanno le inchieste che più convengono, al momento che più conviene, alla persona che più conviene e soprattutto dopo che il reato è già ampiamente consumato, sbagliando spesso il lavoro di indagine, accumulando solo prove del tipo intercettativo, per poi vedere tutti assolti ai processi per insufficienza di prove. Puó sembrare strano ma per un boss vale più una assoluzione ad un proceso che un arresto. Quando esce assolto da un processo per insufficienza di prove, il boss recupera trent’anni di credibilità, e la gente fa subito la fila per salutarlo di nuovo e prendersi il caffè al bar con lui. Se poi attorno al boss fanno la fila anche i politici il gioco è fatto il cerchio è chiuso. Certamente chiedere favori, chiedere un posto di lavoro per se o per il figlio o parente è ossigeno per il mafioso vuol dire nutrirlo e farlo aumentare di potere. Ho scritto tutto questo perchè amo molto il mio paese. Una Calabria ricca di bellezze naturali di cultura, di storia antica che scoprirla, portarla alla luce, valorizzarla, sarebbe la vera ricchezza di questa regione che è stata la culla della civiltà.
Scavi di Sibari prima dello straripamento del fiume Crati
E ti piange veramente
il cuore quando vedi il parco archeologico
di Sibari che era una delle più importanti città della Magna Grecia, su
cui sorsero poi nuove cittá, ultima delle quali
la romana Copia, che in
seguito allo straripamento del fiume Crati che con duecentomila metri cubi di
acqua e fango hanno causato seri danni e che rischiano di lasciare dietro di se
distruzioni irreparabili se non si interviene con urgenza.
Gli scavi di Sibari
Inoltre tutto questo
si poteva evitare investendo sulla manutenzione del territorio, sulla riduzione
del rischio ideologico su cui da anni i geologi si battono invano, ma come
dicevo questo ai politici non
interessa, perchè non porta loro ne voti
ne denaro. . Spero come ho sempre detto che un giorno non
lontano il Calabrese e non solo, sappia capire e guardare nella direzione
giusta, perché "un'altra Calabria è possibile"
Nessun commento:
Posta un commento