Oggi é il nostro primo giorno in questo angolo di mondo. La Cambogia, un paese che piano piano sta cercando, grazie al turismo, con fatica ed entusiasmo, di riemergere dal buio che il sistema dittatoriale di Pol Pot e dei khmer l'aveva fatta sprofondare. Ovviamente solo una politica sensata e sana può riuscire nel miracolo. Oggi abbiamo ammirato il complesso di Angkor Wat I templi di Angkor che sono l'anima della Cambogia e fonte di un immenso orgoglio Nazionale.
Il complesso di Angkor Wat è raggiungibile percorrendo circa 7 chilometri con un tuk tuk o taxi (noi abbiamo preferito il Tuk Tuk più comodo e divertente) da Siem Reap. Il biglietto d’ingresso è molto costoso per gli standard della Cambogia: 20$ per un giorno e 40$ per tre giorni. Un consiglio: Arrivando alle 9.00 si rischia, com’è successo a noi, di visitare il sito insieme a orde di gruppi di cinesi…è un peccato perché la visita al tempio meriterebbe un’atmosfera un po’ più “riservata”, percorrendolo in “fila indiana” perde molto fascino, per fortuna è possibile addentrarsi tra le rovine e scoprire qualche scorcio suggestivo in solitudine, chiedete al driver di visitare questo sito in altri orari, magari in tarda mattinata quando i gruppi organizzati si fermano per il pranzo. Il complesso dei Templi è la più grande struttura religiosa di tutto il Mondo ed il più grande capolavoro dell’architettura asiatica.
Foto, siti web danno la possibilità di osservare questo complesso architettonico di straordinaria bellezza ma certamente solo la visione dal vivo gli rende veramente giustizia tanto che consigliamo di visitarlo almeno una volta nella vita. L’edificio fu costruito come tempio funerario del re Suryyavarman II e dedicato alla divinità Vishnu. Una caratteristica importante è che si rivolge ad Ovest a differenza di tutti gli altri edifici e per questo si consiglia di visitarlo dopo pranzo o al tramonto per godere della luce migliore.
Angkor Thom
Proseguendo all’interno dell’area di Angkor si trova una grande zona fortificata chiamata Angkor Thom che fu costruita su una superficie di 10 Kmq. La principale attrazione è il Bayon, uno stupendo complesso caratterizzato da 216 giganteschi volti di pietra. A poca distanza la terrazza degli elefanti, lunga ben 350 metri e usata, un tempo, come tribuna per assistere a manifestazioni.
Bayon fu costruito da Jayavarman VII ed è uno dei templi più rappresentativi con le sue 216 facce di pietra e le gallerie con dipinti che illustrano scene di quel tempo. Il sito è diviso in tre spazi quadrati concentrici, la galleria interna, la galleria esterna e una terrazza superiore, tutte e tre aperte al pubblico.Un' altro tempio che affascina è quello di Ta Prohm che é sicuramente il più suggestivo edificio di Angkor e completamente immerso nella natura. La sua struttura è spesso abbracciata da gigantesche radici di alberi secolari, la luce che filtra dalla vegetazione crea particolari effetti che rendono il luogo particolarmente affascinante.
Entrando nel sito è possibile immergersi in stretti passaggi, cortili e torri. Qui fu ambientata una scena del famoso film ‘Tomb Raider’ e vi è un albero che prende il nome del film proprio nel Santuario Centrale.
Il tempio fu costruito nel 1186 ed era un tempio buddhista dedicato alla madre di Jayavarman VII.
18/gennaio 2016
Chong Kneas
Secondo giorno del nostro viaggio, l'esportazione continua. La nostra escursione ci porta a Floating Village Il Villaggio galleggiante di Chong Kneas, luogo ideale per immergersi in uno stile di vita completamente diverso dal nostro. Le sensazioni e le visioni sono molto forti. Ci si immerge in un mondo di povertà con gente che lotta per la sopravvivenza. Con il solito tuk tuk, per 18 $ , raggiungiamo la riva del lago. Qui al prezzo di 20 $ a persona, molto caro in proporzione a quello che abbiamo pagato per la visita ai templi di Ankor Vat ma ci dicono il ricavato viene usato per mantenere e aiutare i bambini abbandonati. Cos'é l'isola di Chong Kneas ? Si tratta di un agglomerato di “case galleggianti” (non su palafitte ma galleggianti sull’acqua per assecondare le notevoli variazioni del livello delle acque a seconda della stagione) ammassate sulle sponde del canale che sfocia sul Lago Tonle Sap. Una sorta di villaggio abitato da famiglie di pescatori di diverse etnie tra cui una grossa comunità Vietnamita, rifugiatasi qui durante la guerra del Vietnam, una comunità del Laos e naturalmente una Cambogiana , con tanto di scuole, chiese, campi da gioco e piccoli orti galleggianti. Le condizioni di vita sono comunque molto scadenti ai limiti della sopravvivenza. Il tasso di mortalità infantile è molto alto. I bambini devono imparare presto a badare a loro stessi e a non annegare qualora dovessero cadere nelle acque palustri del canale.
Iniziamo l'escursione a bordo della nostra imbarcazione guidata da un giovane ragazzo, notiamo subito il degrado in cui vivono queste persone dimenticati da tutti, per loro non c'è nessun Dio eppure davanti a una qualsiasi baracca c'è sempre un statuetta di una divinità a cui si rivolgono, ma nulla cambia. Bambini in mezzo alla spazzatura e rifiuti di ogni genere, pervasi da un odore nauseabondo proveniente da una discarica di pesci marci. Proseguiamo il viaggio fino giunger nel bel mezzo del villaggio quando Improvvisamente il ragazzo ferma la barca e inizia a parlarci di un orfanotrofio che ospita 300 bambini che é vietato dare dei soldi ma sono ben venute le donazioni in cibo. Con una sorta di ricatto morale ci chiede di proseguire il tour fino a condurci in uno dei negozi galleggianti per acquistare del cibo, preferibilmente riso. Noi acconsentiamo mossi da umana pietas. La
delusione ci pervade quando giunti al negozio un uomo chiede 50 $ per 50 kg di riso. I
sacchi erano solo e esclusivamente di 50 kg. A questo punto decidiamo di prendere per i bimbi pacchi di merendine. Lasciamo il negozio e proseguiamo il viaggio fino a quando la barca improvvisamente si rompe. Rimaniamo fermi circa 45 min fino a quando un altro ragazzo barcaiolo ci viene a trainare e poi ricondurci al porticciolo. Certamente non dimenticheremo mai I bambini penzoloni dalle case galleggianti con gli occhi supplichevoli di un dollaro tuttavia siamo contenti di poter dire che anche il semplice affittare la barca può esser servito a dare un minimo di gioia a persone che non ricevono molto dalla vita.
19/01/2016
Giornata che dedichiamo a scoprire un po' Siem Reap, camminando esclusivamente a piedi, lungo il fiume, e stradine secondarie e fermandoci ad osservare il via vai della gente. Arriviamo fino al quartiere di Pub Streat diventata il centro nevralgico di Siem Reap.. Giriamo attraverso le bancarelle del mercato che vedono di tutto dai vestiti al cibo. Non potevano mancare bancarelle che cucinavano insetti di vario genere, piccoli serpentelli e ragni neri e altri insetti a noi sconosciuti. La giornata come al solito trascorre veloce e questa volta con il Tuk Tuk rientriamo in Albergo.
Per quanto riguarda Siam Reap, sicuramente una città che non ha nulla a che vedere con il resto della cambogia, pub street e il night market sono decisamente affollati da turisti da tutto il mondo. Turisti che, in molti casi, vedranno solo Angkor e poco altro. C’è una vastissima scelta di ristoranti e locali, impossibile non trovare qualcosa che faccia al proprio caso.
Noi ci siamo trovati bene in un ristorante a conduzione francese tuttavia non particolarmente economico avendo gli stessi prezzi europei.
20/012016
Partenza di buon mattino con un bus in direzione di Phnom Peanh e dopo circa 6 ore si arriva a destinazione. Il percorso ci ha consentito di capire come questo paese sia in via di sviluppo ma a modo suo e con tempi lentissimi. La strada é ancora in costruzione e per molti km é una vera e propria pista in terra battuta che durante la stagione secca (il nostro periodo) la polvere la fa da padrone, riducendo spesso la visibilità a pochi metri. arriviamo in hotel alle 16,00 giusto il tempo per una salutare doccia, per poi proiettarci fuori alla ricerca di un ristorante.
Phnom Penh -
Una leggenda racconta: Un giorno, tanto tempo fa, un'anziana signora camminando lungo le rive del Mekong vide qualcosa che galleggiava sulle acque limacciose. Era un tronco d'albero che, portato dalla corrente, si avvicinava alla sponda. Non appena il legno toccò terra, la donna trovò al suo interno quattro statue di Buddha. Allora, per metterle al riparo, costruì una collina di pietre e vi sistemò il suo tesoro. La signora si chiamava Penh. Fu lei a creare, o forse più semplicemente a scegliere come nascondiglio per le statue, la collina che in Khmer si dice Phnom. Nacque così, secondo la leggenda, la capitale della Cambogia: Phnom Penh. Oggi, la capitale cambogiana è abitata da due milioni di persone e, per quanto possa sembrare "piccola" se paragonata alle vicine, caotiche e superaffollate Bangkok e Ho Chi Minh, non ha certo più nulla del vecchio villaggio di pescatori. La collina della signora Penh, però, è ancora al suo posto. Con i suoi 27 metri, svetta unica "altura" della capitale, nonché cuore della vita spirituale cittadina.
Per vedere gli abitanti Phnom Penh riversarsi in massa per le strade, tuttavia, bisogna andare al tramonto sulle rive del Tonle Sap, poco prima che le acque del grande lago, qui trasformato in fiume, si incontrino con il Mekong.
Verso il crepuscolo, i cittadini amano passeggiare su questa bella "promenade" dal sapore coloniale, e camminano avanti e indietro come fossero sul lungomare di un centro sulla costa francese. Qualcuno si gode lo spettacolo del sole che si eclissa nelle torbide acque del fiume, altri condividono un rituale affascinante e diffuso in gran parte dell'Asia, pur con significative varianti. I partecipanti si avvicinano all'acqua, a gruppi, recitando delle preghiere. Uno tiene in mano una grande foglia con dei fiori e un lumino, fino a quando la deposita nel fiume. Alcuni ragazzi accompagnano, poi, al largo l'offerta galleggiante, nuotando tra le onde leggere. E' un rito ancestrale che coinvolge acqua e fuoco, una cerimonia simile alla Ganga Aarti, celebrata ogni sera dagli indiani sulle rive di un altro dei fiumi più importanti del mondo " Il Gange". Altra perla di questa città che a noi ci ha colpito il Buddha
22/01/2016
Sihanakiville
Dopo 5 ore circa di minibus arriviamo a Sihanakiville conosciuta come Kampong Som o Kampong Saom, è una città portuale nella Cambogia meridionale, affacciata sul golfo del Siam. La città fu fondata nel 1964 per diventare presto il più importante porto marittimo della Cambogia.
Oggi sembra una città cantiere dove Cinesi, Giapponesi, Europei stanno mettendo mani su questo angolo che per certi versi era rimasto intatto. Siamo rimasti sorpresi nel notare come ancora resista nella sua integrità un pezzo di costa (Ortres Beach) a sud di Sihanakiville fatti da uno splendido mare e da una meravigliosa spiaggia di sabbia bianca. Ci siamo chiesti quanto ancora resisterà alla speculazione. Forse un anno o massimo due.
Belle spiagge, boungalows a pochi metri dal mare, cibo buono ed economico. Con pochi dollari chiunque può concedersi una vacanza da sogno. Non bisogna però dimenticare che la Cambogia ha avuto un passato difficile e tantissime famiglie ne subiscono ancora oggi le conseguenze, per questo sulle belle spiagge (solo alcune) di Sihanoukville moltissimi bambini, per necessità economiche, cercano di guadagnare qualche dollaro raccogliendo lattine o cercando di vendere qualcosa ai turisti. La maggior parte di questi bambini non hanno famiglia e vivono in condizioni disumane, sono gli streets children. Purtroppo sono pochi i turisti che passano da Sihanoukville solo per rilassarsi al sole, tanti sono "orchi cattivi". Il turismo sessuale qui è un grosso problema. Tantissimi bambini vengono avvicinati con il pretesto di offrire loro ciò di cui hanno più bisogno: un pasto e qualche attenzione, attenzioni malate che il più delle volte si trasformano in vere e propri abusi sessuali. Ritorniamo al diario, anche se nel prossimo post cercheremo di approfondire di più la storia della Cambogia con i suoi bambini. Decidiamo di soggiornare a Ortres Beach in due differenti complessi di bungalow.
25/01/2016 - 26/01/2016
Isola di Kao Rong
Il nostro viaggio in Cambogia continua, dopo esserci permessi una guedthause con piscina ritorniamo alla normalità anzi decidiamo di sperimentare per un paio di giorni la vita selvaggia. Partiamo per l'isola di Kaoh con una barca tipo quella dei Malavoglia al limite della naufragabilita'.
Il mare non ci è stato d'aiuto, onde altissime hanno messo a dura prova il nostro umore e la nostra voglia di avventura. Finalmente con i nostri stomachi sottosopra approdiamo come naufraghi sull'isola. Ci consegnano le chiavi e andiamo alla ricerca della nostra dimora. Dopo un 15 m di camminata nella jungla arriviamo a destinazione. Vogliamo provare come si vive su una casa (capanno) sugli alberi. Insomma per due notti vogliamo fare il Tarzan ( peccato mi manca il fisico😊) e la Jane della situazione. Il risultato? Semplicemente fantastico! difficile da descrivere. Peccato ....due giorni sono volati. Tarzan e Jane sono ritornati sulla terra ferma con il mare un po piu' calmo per continuare il viaggio.
27/01/2016 - 28-29/01/2016
Rientro dall'isola, con la stessa imbarcazione ma con il mare più calmo. Decidiamo di trascorrere i restanti giorni di vacanza oziando e camminando lungo la bellissima spiaggia di Ortres, organizzando escursioni qualora vi si presentasse l'occasione. Il nostro soggiorno a Ortres Beach è stato magnifico. Ci siamo davvero rilassati e rigenerati godendo quotidianamente, quasi come un rito, di fantastici tramonti.