CALABRIA DA SCOPRIRE
-San Lorenzo Bellizzi - Antiche usanze -
"Non ci passi ma ci devi andare"
Il SarsCov-2 che ha colpito il mondo intero ci da la possibilità di scoprire ancora di più regioni e paesi della nostra Italia: Quelli parti d'Italia che ancora oggi nascondono angoli selvaggi e meravigliosi. Quello di cui voglio parlarvi è un piccolo borgo dell'alto Ionio Cosentino che è un patrimonio di natura, cultura e tradizioni, incorniciato da un paesaggio altamente suggestivo. Per me non è una scoperta perchè è il mio paese ma ogni volta che ritorno riesco a vederlo in un modo diverso.
Una terra accogliente e ospitale, meta ideale di un turismo sostenibile e responsabile. Questo piccolo mondo è San Lorenzo Bellizzi, al confine con la Basilicata , nel cuore del Parco Nazionale del Pollino. Il più grande d'Europa, dal 2015 entrato di diritto nella rete Globale dei Geoparchi Unesco, con accesso a una suggestiva riserva naturale di 1600 ettari: quella delle gole del Raganello e di sua maestà il Pino Loricato.
La presenza di due spettacolari Timpe: quella di San Lorenzo e quella di Cassano, un contesto naturalistico di straordinaria biodiversibilità, floristica e faunistica e, da poco anche una delle più antiche sedi di stazionamento umano in Calabria... Un luogo magico, con i suoi vicoli stretti che si intrecciano a formare labirinti in un saliscendi continuo e dal sapore antico, dove si può respirare ancora il prezioso dono della lentezza. Il tempo qui sembra essersi fermato: un luogo fatto di pietra locale e di storia. Amministrato sapientemente in modo invidiabile da un giovane sindaco, Antonio Cersosimo, che ha fatto e fa di tutto per far sopravvivere questo magico luogo. Da questo piccolo borgo si può partire per scoprire altri luoghi incontaminati e selvaggi, mondi nascosti, riserve di
pace e di bellezza.
- Casolari abbandonati -
In questo angolo di mondo non ci passi per caso ma ci devi andare. La strada finisce qui. Solo da poco tempo si è costruita una strada che collega San Lorenzo Bellizzi a Terranova Del Pollino in Basilicata.
Qui a San Lorenzo ancora oggi resistono antiche tradizioni che difficilmente si possono vedere in altri luoghi d'Italia come ad esempio l'uccisione del maiale. Questo continua ad essere un vero e proprio rito, una festa e un' occasione di socializzazione a cui partecipa l'intera famiglia, i parenti , i compari. Gl amici e spesso anche i vicini di casa , invitati per consumare il pranzo e aiutare nella preparazione dei salumi.
Capisco che oggi l'uccisione del maiale è un argomento un po particolare, per alcuni addirittura crudele. La mia non vuole essere una critica ad alcuna forma di pensiero, ad alcuna idea in merito. Si sa, i fatti di cronaca, l'eccessivo abuso di carne, le condizioni pietose a cui sono sottoposti gli animali, spesso sottomessi e spogliati dalla propria dignità, e le contemporanee prassi (incivili e disumane) di allevamento intensivo suscitano e devono sucitare nella coscienza di chiunque la naturale repulsione e condanna a queste pratiche. Ma questa è un'altra storia. La vera storia dell'uccisione del maiale nella sua pratica e dinamica tradizionale è una storia molto seria, ne consegue che va presa sul serio. A valore di questa prospettiva voglio precisare che qui a San Lorenzo Bellizzi i maiali sono ancora allevati in modo domestico con cura e con amore (anche se questa parola può sembrare strana) esclusivamente per uso personale e non finalizzato alla mera ottica del profitto.
In ogni modo il maiale, è stato per secoli la dispensa di molte famiglie. Una garanzia di grasso e proteine. Infatti, fino a pochi decenni fa, la dieta delle famiglie contadine era principalmente vegetariana, e non per scelta. La carne era consumata esclusivamente durante le ricorrenze e i giorni di festa, e non sempre.
Per fare un breve salto nel passato, le famiglie che avevano la possibilità di comprare un maialino, acquistato in genere nelle fiere, lo allevava nutrendolo con i propri avanzi, ma anche castagne, ghiande, crusca, bucce di cocomero e altro ancora. Al momento della sua uccisone, in genere tra i mesi di Dicembre, gennaio e febbraio che coincidevano con il periodo più freddo dell'anno e assieme alla piena maturazione dell'animale che di solito supera il quintale di peso. L'uccisione del maiale, avviene come sempre e da sempre la mattina presto, subito dopo l'alba. dopo averlo sgozzato e dissanguato , (il sangue si raccoglie per poi farci il sanguinaccio) tenendolo disteso in genere su una panca, si procede con grossi coltelli alla raschiatura delle setole ammorbidite con acqua bollente. Dopodiché si praticano precisi tagli sulle zampe posteriori per infilare tra i tendini dei moschettoni di acciaio che permettono di agganciare e appendere il maiale per iniziare la lavorazione. Di seguito si inizia l'apertura del maiale a partire dall'inguine per ripulirlo degli intestini e dagli organi che saranno adagiati in grossi bacili. Intando le donne puliscono e sciacquano gli intestini che si utilizzeranno il giorno dopo per fare le salsicce e le soppressate. Infine l'animale completamente svuotato dalle anteriore è sezionato in due parti per mezzo di un'accetta e una mazza.
Ho definito l'uccisione del maiale come un antico rito, una festa, anche se cruenta. Una festa che dura qualche giorno: a quello dell'uccisione del maiale seguono quelli utili per la preparazione degli insaccati:
Questa è una pratica che si ripete da un'epoca molto remata. Da allora fino ai giorni nostri, a San Lorenzo Bellizzi hanno mantenuto la pratica di allevare e fare il maiale. Questo per assicurarsi una provvista di carne, buona e genuina, per tutto l'anno.
Per fortuna ancora oggi c'è chi ama e desidera sapere cosa mangiare. E lo fa con gesti sapienti, con passione, delicatezza, cura dei dettagli e partecipazione che solo la tradizione sa conservare e trasmettere, come per l'uccisone del maiale appunto.
Quindi se veramente volete scoprire angoli ancora integri sia nella natura che nelle tradizione non vi resta che ANDARE A SAN LORENZO BELLIZZI. PERCHE' NON CI PASSERETE MAI PER CASO, MA CI DOVETE ANDARE.